Il significato del mirto nei dipinti, pianta Sacra a Venere

Di Laura Corchia

Una leggenda narra che Bacco, dovendosi recare negli Inferi per liberare la madre Semele uccisa dai fulmini di Giove, avrebbe promesso di lasciare in cambio una pianta di mirto. Nonostante questa immagine funerea, a questo arbusto viene da sempre attribuita una valenza positiva.

Pianta sacra a Venere, è divenuta simbolo di fecondità: Plinio definisce questo arbusto come myrtus coniugalis e gli sposi durante il banchetto nuziale portavano sul capo corone di mirto.

Nel Rinascimento, questa pianta continua ad essere legata al matrimonio e compare spesso nelle allegorie, come simbolo di fedeltà ed amore eterno.

Il colore bianco e la delicatezza dei fiori di mirto simboleggiano anche la purezza e l’umiltà della Vergine Maria. Un ramo di mirto può anche apparire in mano al profeta Isaia, in virtù dell’interpretazione di un passo del suo libro in cui si legge: “Invece di spine cresceranno i cipressi, invece di ortiche cresceranno i mirti; ciò sarà a Gloria del Signore un segno eterno che non scomparirà”.

In pittura, il mirto compare in numerose opere. Per citarne alcune: nella Venere e Cupidodi Lorenzo Lotto, nel San Giuseppe con Gesù Bambino di Francisco Herrera e ne l’Unione Felice di Paolo Veronese.

Leggi anche  L'iconografia di Leda e il cigno: storia della fanciulla che fece innamorare Giove
Lorenzo Lotto,Venere e cupido, 1520. Olio su tela. Metropolitan Museum New York.
Lorenzo Lotto,Venere e cupido, 1520. Olio su tela. Metropolitan Museum New York.

 

La Venere e Cupido è databile al 150 circa. La figura femminile è adagiata su un tappeto blu. Circondata da simboli allegorici, come la cornucopia (fecondità), il mirto (matrimonio), la conchiglia e i petali di rosa (femminilità), è completamente nuda, mentre sul capo compaiono gli attributi tipici della sposa: il velo bianco e il diadema. Il sorridente Cupido compie un gesto scanzonato ed irriverente: fa pipì centrando la ghirlanda e il ventre di Venere. Chiari sono i riferimenti alla all’erotismo, alla femminilità e alla sensualità.

L’opera riprende la tipica iconografia di Venere, solitamente raffigurata seminuda e distesa perché, secondo i mitografi rinascimentali, chi si abbandona al piacere sensuale rimane spesso spogliato di ogni bene oppure perché le trame amorose vengono presto svelate.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Lascia un commento