Giorgio Vasari: scrittore, teorico, restauratore

Di Laura Corchia

Giorgio Vasari, ricordato come autore delle Vite, svolse un ruolo importante nel campo della conservazione delle opere d’arte.

Il suo testo è di capitale importanza perché esprime un suo parere sul valore degli artisti e della loro produzione, ricorda diffusamente le vicende accorse alle opere e, aspetto fondamentale per il restauro e la conservazione, descrive il modo di lavorare dei suoi colleghi passati e presenti, segnalandone le caratteristiche materiche, le scelte dei materiali usati, le tecniche.

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Per esempio, parlando di Fra’ Bartolomeo, critica il suo uso negli scuri del pigmento nero, identificato come “nero di lampada” (nero fumo), che a suo dire nel tempo si sarebbe alterato rendendo le parti scure illeggibili. In realtà, all’origine di tale incomprensione, c’era la volontà del frate di seguire lo sfumato leonardesco, che erroneamente Vasari interpretò come un difetto.

In altre occasioni, egli ha realmente ragione quando parla di difetti tecnici di esecuzione. È il caso del Beccafumi, che non sapeva usare bene l’olio come legante. In effetti, Vasari afferma che gli artisti toscani di prima generazione abbondavano nell’uso del legante e causavano dunque una accentuata craquelure.

Il critico riporta altresì vicende riguardanti opere oggetto di incidenti e atti vandalici. Un caso eclatante è quello della Madonna del cardellino di Raffaello, danneggiata dal crollo della casa in cui si trovava. Il dipinto fu recuperato e riparato e, in radiografia, sono chiaramente visibili le numerosissime fratture ricongiunte con chiodi. All’ingresso nelle collezioni medicee, per nascondere i danni che l’opera presentava, si intervenne con patinature, ritocchi, velature, incorniciature e verniciature che finirono col formare uno strato spessissimo che con il tempo si è alterato. Negli ultimi anni è stato effettuato, dall’Opificio delle Pietre Dure, un restauro  ha tenuto conto delle indicazioni fornite da Vasari per decidere quali interventi adottare.

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Parlando del David di Michelangelo, Vasari segnala la rottura del braccio che è piegato verso il corpo, accaduta accidentalmente durante la cacciata dei Medici da Firenze. L’opera fu restaurata dopo il ritorno della famiglia al potere e i tre pezzi furono riassemblati per mezzo di perni di rame.

Vasari giudicava negativamente l’ignoranza di chi non si occupava della conservazione delle opere d’arte perché le danneggiava colpevolmente. Egli si distinse anche quale conservatore e operatore culturale. In particolare, si preoccupò di far eseguire una copia ad olio del cartone raffigurante la Battaglia di Cascina di Michelangelo che, assieme allaBattaglia di Anghiari di Leonardo, veniva continuamente utilizzato dagli artisti per esercitarsi nel disegno. In altri casi, Vasari si trovò ad operare in maniera negativa. Ne è esempio il Battesimo di Cristo di Tino di Camaino che, giudicato non meritevole di essere conservato, con il suo consenso fu fatto rifare.

Secondo il Vasari, non tutte le opere sono degne di essere conservate. Contrario al ritocco, alla ridipintura e al rifacimento, egli difende strenuamente l’autenticità. Invece, le opere che non superano il giudizio qualitativo non sono degne della nostra fatica e possono essere tranquillamente sostituite.

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