Fernando Botero: “l’insostenibile leggerezza dell’essere”

di Laura Corchia

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore

Italo Calvino

Nel 1984 Italo Calvino venne invitato dall’Università di Harvard a tenere un ciclo di lezioni, che tuttavia non svolse perché la morte lo colse nel 1985. Il tema da lui scelto fu ello del nuovo millennio e di come affrontarlo. Decise così di proporre sei parole chiave, tra cui “leggerezza”.

Bailarines

Ho scelto di introdurre l’arte di Fernando Botero ricorrendo a Calvino perché guardando le opere del grande pittore colombiano non si può fare a meno di provare una piacevole sensazione di leggerezza.

Sebbene la sua produzione sia quasi totalmente caratterizzata da quadri popolati da figure pingui e rubiconde, l’approccio suggerisce una voglia di trasmettere appagamento e delizia. Come egli stesso ha detto: “Credo che l’arte debba dare all’uomo momenti di felicità, un rifugio di esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana. Invece gli artisti oggi preferiscono lo shock e credono che basti provocare scandalo. La povertà dell’arte contemporanea è terribile, ma nessuno ha il coraggio di dire che il re è nudo”.

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Così nel suo mondo è facile incontrare personaggi del circo, uomini vestiti di tutto punto, robuste ballerine che si cimentano con magistrali passi di danza, donne dalle forme prorompenti distese sul letto, famiglie in posa, bambini erculei, giocatori di carte e coppie di danzatori. Ma Botero si cimenta anche con l’arte del passato, rivisitando opere come La Gioconda e i Coniugi Arnolfinie gli stessi artisti del passato vengono ritratti con qualche chilo in più. 

La calle

Per Botero dipingere è una necessità interiore, ma anche un’esplorazione continua verso il quadro ideale che non si raggiunge mai. Il colore tenue, non esaltato, mai febbrile, si va costruendo in un ciclo di improvvisazioni e di reazioni dove le ombre sono del tutto assenti perché, a suo avviso, sporcherebbero l’idea del colore che egli vuole trasmettere.
A rompere la monotonia di tonalità appaiono e scompaiono vari oggetti del suo armamentario: lampadine, mozziconi di sigaretta, mosche, tutto è indispensabile e tutto si modifica continuamente durante la creazione.
Per riempire grandi campi di colore, l’artista dilata la forma, e uomini e paesaggi acquistano dimensioni insolite, apparentemente irreali, dove il dettaglio diventa la massima espressione e i grandi volumi rimangono indisturbati.
La distanza dell’artista, a cui non interessa la condizione umana, rende i personaggi boteriani dei prototipi senza dimensioni morali o psicologiche, senza anima.
Non provano gioia né dolore, hanno lo sguardo perso nel vuoto o strabico, non battono le ciglia, vedono senza vedere.
Grazie al distacco emotivo, la sua pittura acquista la dignità e la tranquillità del grande classicismo.
Botero crede che il successo dipenda dal fatto che: “Bisogna descrivere qualcosa di molto locale, di molto circoscritto, qualcosa che si conosce benissimo, per poter essere capiti da tutti. Io mi sono convinto che devo essere parrocchiale, nel senso di profondamente, religiosamente legato alla mia realtà, per poter essere universale.”

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Interessante anche la rappresentazione del tempo, elemento presente in molte opere di Botero, in cui lo stesso soggetto può essere raffigurato in momenti diversi; in altre opere il tempo è simboleggiato da orologi.

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Importante anche la trattazione dei temi sacri, cui Botero dedica molte opere e di cui fa cenni in tutta la sua produzione: dai suoi paesaggi urbani emergono regolarmente grandi cattedrali, campanili, cupole, così come appare spesso considerato il tema della maternità, nel quale talvolta l’autore identifica la Madonna con il Bambino. In un disegno del 2006, l’autore riprende appositamente una scena già dipinta in precedenza, rimuovendo tuttavia alcuni dettagli moderni a lui cari (l’orologio della madre, la poltrona) e rappresentando il bambino con una ferita sul costato. Frequenti anche i ritratti di religiosi ed ecclesiastici.

Altro tema trattato costantemente è quello della violenza, derivato dalla vita quotidiana della Colombia negli anni ’40 dello scorso secolo; più in generale, Botero dipinge conservando le impressioni della sua infanzia, che sfociano in forme grandi e sproporzionate, come quelle avvertite da un bambino. Figure sane e felici, capaci di rievocare quell’insostenibile leggerezza dell’essere. 

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