Edoardo Tresoldi, scultore della “non materia”

Di Laura Davide

“Nel cinema lo scenografo rimane sempre un po’ defilato, con la frustrazione e il desiderio di riuscire a raccontare la storia principalmente attraverso gli spazi. Da lì viene l’idea di agire sullo spazio, provando a portare avanti un discorso sia narrativo che emotivo legato principalmente al luogo in cui avviene la scena”.

E’ così che Edoardo Tresoldi presenta la genesi del proprio percorso artistico come “scultore della non-materia”, come egli stesso si definisce.
Milanese, 29 anni, si è formato in ambito cinematografico come sceneggiatore; la rete metallica che utilizza adesso, nuda, per i propri lavori, è la struttura-base che in scenografia viene poi ricoperta per la resa finale. Per Tresoldi la rete acquista un valore in sé stessa, in particolare per il requisito della trasparenza, fondamentale per lavorare su grandi elementi senza snaturare il contesto in cui interviene. E’ infatti il rapporto essere umano-contesto il filo rosso della produzione dello scultore: il suo obiettivo non è semplicemente inserire un’opera d’arte nello spazio scelto, ma provare a contribuire alla lettura di quello spazio, modificandola o aumentandola, senza però stravolgerla.
Il focus è, quindi, il punto di vista dello spettatore: “Per me tutte le arti sono fatte per l’uomo, ed è giusto che partano da quel metro e 65 che coincide convenzionalmente con il punto di vista dell’osservatore”.
Il suo percorso personale comincia nel 2013, con i primi interventi nello spazio pubblico; alla trasparenza della rete metallica si combina l’immaterialità dei temi: pensieri, ricordi, riflessione. “Thinking”, opera realizzata nel 2014 in occasione del Festival ‘Oltre il Muro’, tenutosi a Sapri (SA), si inserisce perfettamente in questo discorso: la scultura è site-specific, posizionata sul tetto di un bar del lungomare. Una figura umana rivolge il proprio sguardo al mare, assorto da quella che Tresoldi indica come un’assenza di pensieri.
“A volte capita che la vita ci travolga come una valanga, colpisce più intensa e ci intasa. Esausti, cerchiamo il tempo per precipitarci di fronte al mare, grande purificatore, e gli imploriamo di liberarci; lo inquiniamo buttandoci dentro i nostri mostri, lasciamo alle onde tensioni e malumori, senza considerare l’essenza sconfinatamente vuota del mare, un vuoto di cui abbiamo profondamente bisogno.
Nel raccontare il rapporto tra un uomo e il mare i PENSIERI vengono lasciati alle spalle. Dietro il muro dell’essere profondamente umano, servono solo al Niente”.
Ciò che viene rappresentata è quindi la frequente necessità umana del niente, del vuoto, della pausa.

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E’ sicuramente il 2016 a segnare una svolta a livello internazionale per Tresoldi, anno che lo vede intervenire nell’area archeologica di Santa Maria di Siponto, in Puglia. Già confrontatasi con l’architettura a Marina di Camerota e in Inghilterra (le opere “Incipit” e “Segret Garden”), stavolta la rete metallica ha il compito di “ricostruire il tempo”, di creare una connessione tra l’antico e lo spettatore contemporaneo; le basi di una chiesa paleocristiana, ormai andata completamente distrutta, ospitano adesso una grande basilica trasparente, che ha l’obiettivo di ridare agli spettatori la percezione degli spazi andati perduti e suggerisce la riapparizione dello straordinario edificio originario.
“L’architettura mi interessa molto: puoi viverla, la abiti, ti ci relazioni con il movimento del tuo corpo”.

Ed è sempre la trasparenza, l’apparente leggerezza, a determinare la riuscita di quello che Tresoldi definisce un progetto “di conservazione dinamica”: archeologia e arte contemporanea dialogano senza scontrarsi e costruiscono quella che diventa un’operazione culturale, e che attira un pubblico vastissimo che spesso non riesce ad apprezzare l’archeologia; 100 mila visitatori solo nei primi 5 mesi, con un indotto che ha superato di gran lunga i costi di recupero e valorizzazione.
Il risalto internazionale di questa operazione ha condotto Tresoldi fino agli Emirati Arabi, a lavorare su commissione della famiglia reale di Abu Dhabi e per il sito archeologico di Al Dhaid, esperienza molto stimolante per l’artista che ha dovuto anche adattare il proprio materiale a condizioni climatiche e paesaggistiche estreme.
Come si è visto, l’elemento fondamentale per la produzione artistica dell’artista, è la contaminazione interdisciplinare, fucina di evoluzione e di cambiamenti: protagonista del suo percorso è infatti il suo rapporto con la musica. Fondendo il suo passato di sceneggiatore con il suo presente di artista a tutto tondo, Tresoldi ha creato dei veri e propri spazi architettonici e artistici in occasione di alcuni festival.
L’opera “Baroque” è stata da lui ideata per un festival americano, nella città di Eau Claire: la trasparenza stavolta è al servizio di una struttura a forma di organo che accoglie al suo interno un vero e proprio organo classico, suonato dai musicisti James McVinnie e Griffin McMahon. L’opera è stata infine donata alla città, diventando site-specific.
Altro esempio di intervento di questo tipo è quello in occasione del Festival Derive, tenutosi nel luglio del 2017 a Sapri (SA): “Locus” è una vela evanescente affiorante dall’acqua che ha accolto l’esibizione musicale di IOSONOUNCANE, filtrando il rapporto con gli spettatori sulla spiaggia vicina.

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La vita artistica e personale di Tresoldi è contraddistinta da numerose amicizie e collaborazioni con artisti emergenti nel campo della street-art; con questo ambiente condivide una posizione di sostanziale rifiuto nei confronti dell’assetto istituzionalizzato ed imbrigliato che avrebbe assunto la scena dell’arte contemporanea a causa delle regole del mercato, che le avrebbero tolto franchezza: “Un’opera per essere grande deve anche correre il rischio di essere una gran cantonata. Non abbiamo limiti, non c’è un sistema con il quale dobbiamo venire a patti, ed è una grande opportunità”.
Edoardo Tresoldi è stato inserito dal Forbes, nel gennaio del 2017, tra i 30 artisti under 30 più influenti d’Europa; internazionale, indipendente e con dei grandi esordi.

 

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