“Ci siamo meritati il miracolo”: la splendida lettera di Sibilla Aleramo a Dino Campana

Dino Campana, il poeta barbaro, folle, ossessionato. Ha 31 anni quando incontra Sibilla Aleramo, nell’agosto del 1916, una femme fatale bella e famosa. Dopo aver letto i Canti Orfici, Sibilla aveva scritto all’autore “Chiudo il tuo libro, le mie trecce sciolgo” e si era precipitata da lui. Inizia così una delle storie d’amore più tormentate e “maledette” della nostra letteratura, che quando finirà si porterà con sé l’ultimo barlume di stabilità mentale di Campana.

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Quello fra Dino Campana e Sibilla Aleramo fu un amore tanto intenso quanto breve e tormentato. La loro relazione durò poco più di un anno, tra il 1916 e il 1917. La Aleramo era una donna bellissima e una scrittrice già nota (Una donna era uscito nel 1906 suscitando scalpore per la sua impronta femminista); Campana era un uomo solitario, malato, spesso aggressivo. Il loro amore fu disperato e folle, ma necessario.

Ecco la bellissima lettera che Sibilla scrisse all’amato:

Villa La Topaia, Borgo San Lorenzo , 7 – 8 agosto 1916

Notte — Possa tu riposare, mentre io ardo così nel pensiero di te e non trovo più il sonno, e sono felice.

M’hai promesso di farti rivedere ancor più bello, mia bella belva bionda.

Come passerai questi giorni e queste notti? Mi senti nella mia sciarpa azzurra, speranza, grazia? Riposa, riposa.

Ci siamo meritati il miracolo. Lo vivremo tutto. E avrai tanta dolcezza anche dal dimenticarti in me, qualche momento, dall’avermi dinanzi come qualcosa a cui la tua dedizione sia sacra, fertile e sacra. Ho tanta fede, Dino. Mi sento ancora così forte, per questo scambio del nostro sangue.

Sibilla Aleramo

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