Cennino Cennini e i segreti del suo ‘verdaccio’

Di Laura Corchia

Che cos’è il verdaccio? Il verdaccio era un colore fondamentale per gli artisti del Pre Rinascimento come Giotto e del Rinascimento come Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Il Libro dell’Arte di Cennino Cennini si rivela assai prezioso per trarre informazioni riguardanti i pigmenti utilizzati  nel Medioevo e, in generale, svela tecniche, modi di procedere, consigli riguardanti la manutenzione degli arnesi da lavoro.

Nel testo di Cennini, il verdaccio ricorre assai frequentemente. Questo pigmento veniva utilizzato, di volta in volta, per delineare visi, panneggi, quinte architettoniche, rilievi montagnosi, pesci, barbe e capigliature, per ripassare i contorni e accentuare le ombreggiature.

Una ricetta univoca del verdaccio non esiste, non solo perchè ne troviamo due diverse all’interno del trattato, ma anche perché l’autore, per determinate esigenze, consiglia l’uso di “verdacci di più ragioni”. Una delle procedure riguardanti la preparazione del verdaccio si ritrova nel capitolo su come dipingere un viso giovanile:

“Togli quanto una fava d’ocria scura (ché sono di due ragioni ocrie, chiare e scure); e se non hai della scura, togli della chiara macinata bene. Mettila nel detto tuo vasellino, e togli un poco di nero, quanto fusse una lente; mescola colla detta ocria. Togli un poco di bianco sangiovanni, quanto una terza fava; togli quanto una punta di coltellino di cinabrese chiara; mescola con li predetti i colori tutti insieme per ragioni, e fa’ il detto colore corrente e liquido con acqua chiara, senza tempera. Fa’ un pennello sottile acuto di setole liquide e sottili, che entrino su per uno bucciuolo di penna d’oca; e con questo pennello atteggia il viso che vuoi fare (ricordandoti che divida il viso in tre parti, cioè la testa, il naso, il mento con la bocca), e da’ col tuo pennello a poco a poco, squasi asciutto, di questo colore, che si chiama a Firenze verdaccio, a Siena bazzèo”.

Quindi il colore era composto da giallo ocra, un pò di nero, bianco e una punta di rosso. Il bianco usato era quello di san giovanni e il rosso era il cinabro. La ricetta, dunque, include anche il rosso che, essendo complementare del verde, ne riduce l’intensità.

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Ma come facciamo a sapere che questo era il vero colore usato nella bottega di Giotto?

Cennino Cennini apprese l’arte da Agnolo Gaddi, figlio di Taddeo Gaddi, figlio a sua volta di Gaddo Gaddi e allievo alla bottega di Giotto. Infatti Cennini dice:

“…ma tieni questo modo, di ciò che ti dimosterrò del colorire; però che Giotto, il gran maestro, tenea così. Lui ebbe per suo discepolo Taddeo Gaddi fiorentino anni ventiquattro; ed era suo figlioccio; Taddeo ebbe Agnolo suo figliuolo; Agnolo ebbe me anni dodici: onde mi mise in questo modo del colorire; el quale Agnolo colorì molto più vago e fresco che non fe’ Taddeo suo padre”.

La-Regina-di-Saba

Cennino, da diligente maestro, spiega successivamente come impiegare il verdaccio per realizzare volti giovanili:

“Quando hai dato la forma del tuo viso, e ti paresse o in le misure, o come si fosse, che non rispondesse secondo che a te paresse; col pennello grosso di setole, intinto nell’acqua, fregando su per lo detto intonaco, puoi guastarlo e rimendarlo. Poi abbi un poco di verdeterra ben liquido, in un altro vasello; e con pennello di setole, mozzo, premuto col dito grosso e col lungo della man zanca, va’ e comincia a ombrare sotto il mento, e più dalla parte dove dee essere più scuro il viso, andando ritrovando sotto il labbro della bocca, e in nelle prode della bocca, sotto il naso; e dal lato sotto le ciglia, forte verso il naso; un poco nella fine dell’occhio verso le orecchie: e così con sentimento ricercare tutto ‘l viso e le mani dove ha essere incarnazione. Poi abbi un pennello aguzzo di vaio, e va’ rifermando bene ogni contorno (naso, occhi, labbri, e orecchie), di questo verdaccio. Alcuni maestri sono che adesso, stando il viso in questa forma, tolgono un poco di bianco sangiovanni, stemperato con acqua; e vanno cercando le sommità e rilievi del detto volto bene per ordine; poi danno una rossetta ne’ labbri e nelle gote cotali meluzzine; poi vanno sopra con un poco d’acquerella, cioè incarnazione, bene liquida; e rimane colorito. Toccandolo poi sopra i rilievi d’un poco di bianco, è buon modo”.

Dopo il disegno con un pennello di setole grosse e con della terra verde liquido si cominciano a definire gli scuri: sotto il mento, sotto il labbro della bocca, nell’interstizio delle due labbra, sotto la base del naso, sotto le ciglia, alla fine dell’occhio e quindi tutto l’incarnato. Poi si ripassa tutto con verdaccio creando la forma del viso.

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