Boldini e il mistero del volto dipinto sotto il “Ritratto femminile”

di Laura Corchia

Uno sguardo che si posa su un oggetto lontano, due occhi azzurri che sembrano bucare la tela, pochi colori per tratteggiare un ritratto femminile che pare emergere dal fondo come per incanto. Giovanni Boldini (1842 – 1932) è da tutti conosciuto come il ritrattista del “bel mondo”, capace di imprimere nelle sue opere la dolcezza e la forte sensualità delle tantissime donne parigine che a lui si rivolgevano per essere immortalate su una tela. Ma questo dipinto ha qualcosa di diverso dagli altri. Lontano dalle pennellate convulse e frenetiche, sembra svelare un Boldini diverso, probabilmente un Boldini ancora lontano dai fasti di quella Parigi che l’accolse nel 1871. La giovane donna non indossa abiti alla moda e non sfoggia cappelli piumati o preziosi gioielli. Il suo bel volto è incorniciato da una semplice acconciatura e il suo abito è ingentilito da un sottile scialle reso con pennellate cangianti.

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Ma la semplicità di questo ritratto nasconde qualcosa in più. A svelarlo è stata una ricerca scientifica condotta dallo Studio Peritale Diagnostico Rosati Verdi Demma. L’opera è stata sottoposta a un’attenta analisi basata su fotografie in luce diffusa, fotografie in luce radente, macrofotografia, microscopia digitale, fluorescenza UV, riflettografia infrarossa, analisi chimiche e radiografie. La Riflettografia IR ha svelato un interessante dettaglio: in basso è tratteggiato un volto femminile.

Riflettogramma IR (filtro di taglio 1000 nm) dell’intero dipinto con indicazione del volto raffigurato capovolto nella zona inferiore.
Riflettogramma IR (filtro di taglio 1000 nm) dell’intero dipinto con indicazione del volto raffigurato capovolto nella zona inferiore.

Che si possa trattare di un pentimento dell’artista o di una bozza preparatoria? Boldini, forse non completamente soddisfatto dell’impronta data alla sua modella, ha nascosto quel volto mascherandolo con il colore bruno usato per dipingere l’abito della donna. Ma capovolgendo il quadro e aguzzando un po’ la vista, quel volto può essere notato anche a occhio nudo.

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La stessa tecnica ha permesso altresì di individuare il disegno preparatorio. Questo vuol dire che l’opera è lontana da quello stile impressionista basato su pennellate veloci ed istintive appreso oltralpe e frutto dell’attimo fugace. Questo dipinto e più accademico, studiato. Si potrebbe trattare dunque di un’opera giovanile, eseguita prima di recarsi in Francia.

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Nato a Ferrara nel 1842, Giovanni Boldini frequentata i corsi di pittura di Girolamo Domenichini e poi si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel capoluogo toscano entra in contatto con il gruppo dei Macchiaioli, che si riunisce spesso al Caffè Michelangelo. Viaggia tra l’Italia, la Francia e l’Inghilterra, sostando per diversi mesi a Londra. Il periodo più interessante e ricco di successi è quello parigino, quando ritrae le sue “fragili icone”, donne dalla grazia e dalla delicatezza infinite. Indossano ricchi e sofisticati abiti che racchiudono forme sinuose e colpiscono l’osservatore con il loro sguardo ammiccante e sensuale.

Secondo Panconi «Le donne di Boldini, sono nature flessuose e disinibite che mostrano senza reticenza un modello di bellezza erudito e, spogliandosi, affermano la loro autodeterminazione di individui maturi e emancipati, pienamente consapevoli della propria femminilità. Nature fantastiche e conturbanti, raggiungono eccitate lo studio dell’artista, impazienti di sfuggire al protocollo dei loro palazzi, di slacciare i rigidi corpetti di stecche di balena, per abbandonarsi, libere finalmente, nel tepore del boudoir, di sentirsi loro stesse protagoniste, ammirate e soprattutto comprese, di fronte al “fauno”, a quel piccolo uomo al quale non sanno tacere i loro più reconditi desideri. Boldini non le giudica, perché giudicarle significherebbe rinnegare la sua natura dissoluta ma, anzi, le incoraggia a esprimersi, raccoglie le loro confessioni, le loro angosce e le induce a riflettere sulla fatuità del tempo e dell’amore che vive di un solo attimo. L’artista sa cogliere a volo quel momento, quello irripetibile, in cui la bellezza appare più sfolgorante e in cui le sue muse si mostrano più disinvolte e naturali. Eppure questi ritratti ricolmi di tanta bellezza sono spesso perturbati da un senso di provvisorietà, che aleggia velata, che freme nell’aria e negli sguardi ora struggenti, ora superbi o malinconici, di femmine insoddisfatte e irrequiete, colpevoli di vanità, complici compiaciute e sopraffatte da quella immagine certamente sconveniente che il genio italiano darà di loro.

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L’artista esalta il loro ego ritraendole spesso soltanto un attimo prima che, sopraggiungendo l’autunno della vita, la loro bellezza appassisca per sempre, che le loro foglie di rose profumate comincino a cadere. A volte, come uno stregone, raccoglie i fragili petali e con un gesto d’amore ricompone quei fiori appassiti restituendogli un attimo di eterna primavera».

Il suo disegno rapido, il colore squillante, il tocco audace e sicuro colgono bene il carattere di una società frivola e raffinata, attenta più all’apparire che all’essere. La sua attività non fu sempre recepita dalla critica. Scrive Signorini nel 1867: «…se una cosa [gli amatori d’arte] ammirano nei ritratti del signor Boldini, è la freschezza del colorito e per l’appunto è questa freschezza è la qualità che meno apprezziamo in quest’artista. Mentre la fattura larga e facile ci piace, il colore continuamente bello e lucido ci stanca; in natura, i colori belli di per se stessi non vi sono, ma paiono tali per il giusto contrapposto con gli altri, il fare i colori più belli della natura è far falso e convenzionale insieme» .  Anche Berenson, un secolo più tardi, dice che Boldini «era un artista ultra chic, in suo modo particolare, specialmente quando ritraeva lungiformi signore dell’alta società internazionale che appaiono dipinte come sotto un vetro traslucido. Esperto di quel mondo e della letteratura francese che lo ha rappresentato, interpretava molto bene la più alta eleganza femminile in un’epoca in cui era anche troppo rivestita dagli artifici dei sarti e delle modiste, figurativamente legata in pose ambigue che stanno tra il salotto e il teatro. Ma quei ritratti hanno un forte potere d’incanto: rivelano spontanee e sicure doti di pittore…».

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Ma la donna qui riprodotta è lontana dal fasto e dal lusso. È una donna come tante, madre, sorella, compagna. Una donna che incanta e stupisce, ammalia e incuriosisce. Resta da svelare l’identità di quel volto che nasconde nel grembo. Forse è ella stessa, ripresa da un’angolazione diversa. Forse è un’altra, ignota e misteriosa donna della sua vita.

Per maggiori informazioni si rimanda al sito dello Studio Peritale Diagnostico Rosati Verdi Demma: www.rosativerdidemma.com/

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