Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne: storia di un amore

di Laura Corchia

“Lui ha trovato nella sua donna, magra, dagli occhi perduti, dai gesti lenti, una madonna degna del suo pennello. La fissa con i colori più freschi, con vestiti diversi, con l’ovale puro del suo viso, la tenera linea delle sue spalle svestite, allungata o seduta, nuda e adorabilmente pura, nell’aranceto delle sue carni, su un fondo azzurro d’un blu ideale”. Dalle parole del critico Florent Fels si intuisce bene il ruolo di Jeanne Hébuterne nella vita di Amedeo Modigliani, compagna di gioie e di dolori, di successi e di sventure, fino alla fine.

Lei lo amava di un amore profondo, lui, dal canto suo, ricambiava questo sentimento come meglio poteva e sapeva fare: dipingendola, fermando per sempre quei momenti di silenzio e di grazia. In quegli occhi, rare volte egli raffigurò le pupille, preferendo lasciarli vuoti, come due finestre aperte sull’immensità.

Ritratto di Jeanne Hébuterne, (1917)
Ritratto di Jeanne Hébuterne, (1917)

I due si conobbero nella primavera del 1917 e da quel momento le loro vite furono per sempre intrecciate. Nonostante il suo amore per la donna, che considerava sua moglie pur non avendola sposata, Amedeo non riuscì mai ad attenuare la sregolatezza del suo comportamento, né a modificare realmente il suo stile di vita. Malgrado qualche successo in campo lavorativo, come la vendita ad un collezionista di Marsiglia di dieci tele in blocco o la partecipazione a una mostra collettiva a Londra, l’artista continuava a vivere la sua vita di sempre, alternando momenti di entusiasmo e di eccitazione ad altri di cupa disperazione e di paura.

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Il suo degrado fisico diveniva sempre più evidente e al suo colorito pallido, al suo aspetto emaciato e alla sua tosse tubercolotica si erano aggiunti ripetuti attacchi di delirium tremens e infine una nefrite. Poco attento alle sue condizioni di salute, Modigliani era forse più preso dall’amore per l’arte e gli amici di Montparnasse lo assistettero nei suoi ultimi giorni di vita. Scrisse Lascano-Tegui: “L’ultima volta che vidi Modigliani vivo, fu una notte di gennaio del 1920. Era completamente ebbro, aveva gli occhi accesi, si trovava in uno dei momenti peggiori, intrattabile, litigioso,offensivo e terribilmente emaciato. Gli amici volevano portarlo a casa, in rue de la Grande Chaumière, dove Jeanne Hébuterne lo attendeva con ansia. Ma, di consueto, non dava retta a nessuno. Quando era in quelle condizioni, nessuno sulla terra poteva far nulla per lui, nemmeno Zborowski e neppure la sua compagna”.

Intanto, Jeanne aspettava da lui il secondo figlio. Era arrivata al nono mese di gravidanza quando egli chiuse per sempre gli occhi, il 24 gennaio 1920. Dopo aver appreso la notizia, Jeanne all’età di ventidue anni e ormai prossima al parto, si gettò da una finestra del quinto piano della casa dei genitori. Non aveva più senso vivere senza il suo Amedeo.

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“La felicità è un angelo dal volto serio”, aveva scritto Modigliani nel 1913. Probabilmente, era il suo ultimo saluto al mondo.

 

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