Zola su Manet, Manet su Zola: un ritratto per uno scritto

di Laura Corchia

«Il talento di Manet è fatto di semplicità e di autenticità. Forse, davanti alla natura incredibile di certi suoi colleghi, si sarà deciso a interrogare la realtà, da solo a sola; avrà rifiutato tutta la scienza acquisita, tutta l’esperienza antica, avrà voluto accingersi all’arte dall’inizio, cioè dall’osservazione esatta degli oggetti. Si è dunque messo coraggiosamente di fronte a un soggetto, ha visto quel soggetto per larghe macchie, per contrasti vigorosi, e ha dipinto ogni cosa così come la vedeva. […] Il temperamento di Manet è un temperamento secco, che penetra in profondità. Ferma vivacemente le sue figure, non arretra davanti alle rudezze della natura, ritrae nel loro vigore i diversi oggetti che si stagliano gli uni sugli altri. Tutta la sua personalità lo porta a vedere per macchie, per frammenti semplici ed energici. […] Sapete quale effetto producono le tele di Manet al Salon. Bucano le pareti. Semplicemente. Tutt’intorno ad esse si spandono le dolcezze dei confettieri artistici alla moda, gli alberi di zucchero candito e le case di timballo, gli uomini di pan pepato e le donnine fatte di crema alla vaniglia. Il negozio di caramelle diventa più rosa e più dolce, e le tele vive dell’artista sembrano assumere una certa amarezza in mezzo a quel fiume di latte».

Émile Zola, Manet al Salon del 1866, in “L’Evénement”, 7 maggio 1866.

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Émile Zola è stato uno scrittore, ma è stato anche un grande estimatore della pittura. Attento a ciò che stava accadendo nel panorama dell’arte, si interessò soprattutto degli Impressionisti. Nello scritto che ho proposto si legge una difesa nei confronti di Manet, accusato dalla critica e dai sostenitori della pittura tradizionale.

Per ringraziarlo, Manet gli fece un ritratto. Lo scrittore è rappresentato in un ambiente che vuole trasmettere tutti gli interessi dell’amico scrittore. La figura ha uno sguardo pensieroso ma deciso ed è ritratta di tre quarti. Nella mano sinistra stringe un libro ricco di illustrazionion (ogni probabilità L’Histoire des peintres di Charles Blanc), l’altra poggia sulla gamba. Sul tavolo si vedono diversi libri, tra cui l’opuscoletto con copertina blu nel quale è pubblicato l’articolo scritto in difesa del pittore.

Sulle pareti sono appesi diversi quadretti di gusto giapponese e una riproduzione di Olympia, un quadro di Manet che suscitò un vivo scandalo al Salon del 1865 ma che Zola considerava come il capolavoro dell’artista. Dietro di essa, si vede anche una stampa tratta dalla Festa di Bacco di Velázquez che indica la passione comune che il pittore e lo scrittore hanno per l’arte spagnola.

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La luce investe il volto barbuto dello scrittore e lo fa risaltare sul nero della giacca e dello sfondo. La stesura piatta del colore contrasta con la grande accuratezza descrittiva. Zola raccontava di non poter abbandonare la posa nemmeno quando l’artista raffigurava un dettaglio secondario, perché si rifiutava di inventare, dichiarando di non poter “fare nulla senza la natura”.

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