William Shakespeare: “Dovrei paragonarti ad un giorno d’estate?”

Lawrence Alma-Tadema, Non chiedermi altro, 1906
Lawrence Alma-Tadema, Non chiedermi altro, 1906

Dovrei paragonarti ad un giorno d’estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell’estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l’occhio del cielo
e spesso il suo volto d’oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
nè perdere possesso del bello che tu hai;
nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perchè al tempo contrasterai la tua eternità:
finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita. 

William Shakespeare, Sonetto 18

Leggi anche  Ematite, carbone e bianco d'ossa: ai primordi dell'arte