William-Adolphe Bouguereau, pittore della bellezza sublime

di Laura Corchia

Dio si è riservato la distribuzione di due o tre piccole cose sulle quali non può nulla l’oro dei potenti della terra: il genio, la bellezza e la felicità. 

(Théophile Gautier, Capricci e zigzag, 1852)

Accademico, anacronistico e rigoroso. Ma soprattutto dotato di una tecnica sopraffina e capace di catturare l’idea di una bellezza senza tempo di trasporla sulla tela.

William-Adolphe Bouguereau nacque nel 1825 a La Rochelle. I genitori lavoravano nel commercio dell’olio e del vino e prevedevano che William si inserisse nell’azienda di famiglia. Ma il giovane dimostrò un precoce talento nel campo delle arti e, con l’aiuto dello zio, venne così iscritto alla “Scuola comunale di disegno e pittura” di Bordeaux, dove apprese i primi elementi dell’arte.

All’età di 21 anni partì alla volta di Parigi, capitale dell’arte per eccellenza, luogo di fondamentale importanza per un giovane che desideri inserirsi negli ambienti che contano. Iniziò a seguire i corsi della “Scuola di Belle arti” e, grazie ad una presentazione di J. P. Allaux, entrò nell’atelier di François-Édouard Picot.

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Fondamentale fu per William un viaggio a Roma, compiuto per studiare più da vicino le bellezze dell’arte antica e rinascimentale. Il suo soggiorno, durato un anno, gli consentì così di avvicinarsi all’arte di Raffaello, artista la cui grazia rappresentò per sempre una sorta di stella polare, una fonte da cui prendere ispirazione ogni volta che una nuova tela prendeva posto sul cavalletto.

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Rientrato a Parigi, Bougureau avviò la sua attività di pittore accademico e allestì il proprio studio a Montparnasse. Nel frattempo, la città e l’arte erano state scosse dal nascente Impressionismo, corrente alla quale il pittore rifiutò di uniformarsi.

Nel 1856 sposò Marie-Nelly Monchablon. Al matrimonio si aggiunse l’ottenimento di numerosi successi, dovuti anche all’interessamento del celebre mercante d’arte Paul Durand-Ruel. Furono anni ricchi di gratificazioni e di successi personali, culminati con l’ottenimento di una cattedra di pittura all’Académie Julian.

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Ma la felicità, si sa, è come un bicchiere di cristallo, destinato ad infrangersi in un istante. Nel 1877, Bougureau fu colpito da una serie di lutti (perse la moglie e due figli) che ne minarono il corpo, lo spirito e l’ispirazione. Nonostante ciò, assunse la presidenza della “Scuola di belle arti” di Parigi, si dedicò anche a grandi lavori decorativi e diversi anni dopo sposò in seconde nozze una sua fedele allieva americana che gli era stata accanto per molto tempo, Elizabeth Jane Gardner, di dodici anni più giovane.

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Concluse la sua esistenza terrena nella nativa La Rochelle, dove si era recato nel 1905.

Durante la sua carriera dipinse più di 800 opere, animato da un profondo amore per la pittura: “Ogni giorno vado nel mio studio pieno di gioia; di notte, quando il buio mi costringe a lasciarlo, non vedo l’ora di tornare il giorno successivo. Se non potessi dedicarmi alla mia amata pittura sarei un uomo inutile”.

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La pittura di Bougureau descrive un mondo dominato dalla sublime bellezza del corpo femminile, un mondo senza tempo, dove le figure si muovono in scenari incantati e mostrano corpi idealizzati e perfetti. Le sue donne ostentano una sensualità educata e raffinata e si stagliano su cieli tersi e sereni, mentre i loro piedi poggiano su spiagge dorate o su freschi prati.

Maestro della velatura e del fine incarnato color avorio, l’artista mostra una notevole padronanza anche nella resa degli splendidi panneggi, veli che coprono le nudità delle sue donne e che sembrano sfiorarne delicatamente i corpi.

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Bouguereau è stato uno dei più popolari pittori di nudi femminili del suo tempo e lo scrittore Marcel Proust in una sua lettera immaginava ch’egli fosse in grado di catturare e rendere comprensibile l’essenza trascendente della bellezza della donna, dicendo: “Quella donna così stranamente bella… non sarebbe mai capace di riconoscere ed ammirare se stessa, se non in un quadro di Bouguereau. Le donne sono incarnazioni viventi della Bellezza, ma loro stesse ne sono parzialmente inconsapevoli e non lo capiscono”.

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Anche quando rappresenta mendicanti e contadine, Bougureau corpi e volti non sono corrotti da fame e miseria.

Roccia della pittura accademica, voce fuori dal coro, Bougureau dipinse per tutta la vita splendide opere, fedele al suo stile, rinchiuso nella bellezza dei suoi giardini: “Nella pittura, io sono un idealista. Nell’arte so e voglio vedere solo il bello, e per me l’arte corrisponde al sentimento della Bellezza. Perché replicare ciò che la Natura ha in sé di brutto, non vedo perché questo sia necessario. Dipingere esattamente quello che vediamo? No!.. Il talento redime tutto e tutti, scusa oggi i pittori di andare troppo lontano, così come gli scrittori e i romanzieri nel loro campo. Non si può mai sapere dove vanno a finire”.

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