Vasilij Kandinskij: il colore come la musica

di Laura Corchia

“Il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle molte corde”.

(Vasilij Kandinskij)

Furono le forti insistenze di Franz Marc a convincere l’editore Piper di Monaco a pubblicare Lo spirituale dell’arte di Vasilij Kandinskij. Il testo ebbe un immediato successo e costituì un’importante fonte di informazioni sulla poetica dell’artista russo.

Contrario allo stereotipo dell’artista caotico, di sé diceva che avrebbe potuto dipingere in abito da sera senza sporcarsi. Era nato il 1886 a Mosca, figlio di un facoltoso mercante di the.

Vasily Kandinsky - White Sound, 1908

Dotato di una personalità amabile, attivissima e autorevole, studiò dapprima economia e legge, scegliendo poi di dedicare tutta la sua vita alla pittura.

Stabilitosi nel 1896 a Monaco, conobbe numerosi poeti, pittori e critici e fondò il movimento Der Blaue Reiter. Influenzato dallo Jugendstil, diede vita a opere come Il cavaliere azzurro La vita variopinta, caratterizzate da una forte attenzione al decorativismo.

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Nel 1921 si recò in Germania e l’anno successivo divenne professore al Bauhaus di Weimar, dove gli venne affidato il laboratorio di pittura parietale.

Nel frattempo si era già avvicinato alla pittura astratta, raccontando che lentamente in lui si era sviluppata una sorta di abilità nel non notare l’oggetto rappresentato in quadro: “Il sole tramontava; tornavo dopo avere disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio, vidi davanti a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto. […] Quel giorno, però, mi fu chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso nei miei quadri”.

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Le riflessioni sui rapporti tra pittura e musica lo convinsero che le due discipline sono simili e che i colori possono assimilarsi ai suoni: “Per noi pittori il più ricco ammaestramento è quello che si trae dalla musica. Con poche eccezioni e deviazioni la musica, già da alcuni secoli, ha usato i propri mezzi non per ritrarre le manifestazioni della natura, ma per esprimere la vita psichica dell’artista attraverso la vita dei suoni musicali…”.

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Colori e forma permettevano dunque di raggiungere la perfetta espressione del mondo interiore dell’artista. Kandinskij, inoltre, aveva proposto una schematizzazione dei colori secondo i loro risvolti psicologici e spirituali: il verde tranquillizzante, il giallo dinamico, il blu meditativo. I colori venivano poi associati alle direzioni lineari (verticale, orizzontale, diagonale) e alle forme geometriche.

Secondo Kandinskij, il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un “effetto fisico”, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un “effetto psichico” dovuto alla vibrazione spirituale attraverso cui il colore raggiunge l’anima. Il colore è dotato di sapore, odore e suono.

Ogni colore, inoltre, può essere associato ad uno strumento musicale: il giallo può essere paragonato a una tromba o ad una fanfara, l’azzurro rievoca il flauto, il verde si associa al violino, il rosso riproduce il suono di una tuba, il viola è paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto.

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Colori e musica, sensazioni ed emozioni che in Kandinskij si fondono. I colori si combinano tra di loro per creare un vortice di bagliori e di esplosioni.

“E come un nulla senza possibilità, come un nulla morto dopo l’estinguersi del sole, come un silenzio eterno senz’avvenire e senza speranza, risuona interiormente il nero”.

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