Un’arte tira l’altra: da Bob Dylan a Paul McCarteney, ecco i musicisti pittori

Di Laura Corchia

Musicisti di successo e pittori per hobby. Tra musica e pittura c’è sicuramente un fil rouge, sebbene apparentemente si tratti di due forme d’arte così diverse tra loro.

Moltissimi musicisti hanno lasciato da parte il microfono (anche se solo “di domenica”) per cimentarsi con cavalletto, tele, colori, pennelli e tavolozza.

Da Bob DylanMarilyn Manson, da David Bowie a Grace Slick, da John Mellencamp aSyd Barrett e poi ancora Joni Mitchell e Tim Armstrong.

I risultati dei loro lavori possono a buon diritto definirsi frutto della loro personalità:  Bob Dylan, predilige colori accesi e tratti decisi. Ron Wood degli Stones ama ritrarre i compagni di palco Jagger e Richards, Marilyn Manson dipinge, invece, una sorta di autoritratto dai toni freddi e inquietanti. Tutti si dedicano alla pittura quando non sono sul palcoscenico. Fa eccezione Joseph Arthur, che realizza performance visivo-canore: dipinge le sue opere mentre canta e balla, davanti al suo pubblico.

Bob Dylan, eclettico e irrequieto nell’arte e nella vita, oltre a sperimentare diversi generi musicali, ha messo alla prova la sua creatività anche in altri ambiti espressivi.Si è cimentato con i romanzi, con le poesie e con il cinema e, infine, ha messo mano a tele e pennelli, ammettendo di sentirsi più a suo agio davanti a una tela da colorare, che a un foglio bianco da riempire. Nel 1996, fu vittima di un grave incidente automobilistico che lo costrinse ad una degenza abbastanza lunga. Per far passare il tempo, iniziò a maneggiare pennelli e colori (non ci ricorda forse la stessa esperienza di Frida Kahlo?). Da allora, gli strumenti artistici lo accompagnano ovunque. Dipinge tra un concerto e l’altro, in albergo, durante le pause. Alcune sue opere sono per riprese da immagini fotografiche che illustrano una New Orleans degli anni 50 decadente, avvolta in tinte terrose, piuttosto tetra, fatta di angoli angusti e figure enigmatiche, come fossero ritratti usciti da un noir alla James Ellroy. Il tratto semplice e la pennellata pastosa, che richiama lo stile di Gauguin, ma con colori tendenti al cupo. Quanto alla passione per la pittura, già percepibile in un vecchio pezzo intitolato «When I Paint My Masterpiece», dopo aver accompagnato Bob per buona parte della vita è diventata pubblica nel 1994 con un libro intitolato «Drawn Blank» e con la mostra che ne seguì nel 1997 a Chemnitz in Germania.

Bob Dylan ha poi esposto a Londra e in Danimarca, circondato dalla venerazione dei fan e dalle perplessità di chi lo considera nient’altro che un dilettante dal nome che ingombra. Spiazzante come al solito, lui dichiara di «dipingere quadri come qualcun altro cucirebbe vestiti: lo faccio per le persone».

David Bowie ha da sempre rivelato uno stretto legame con gli artisti: sulle copertine dei suoi album riproduce opere di Vasarely, di Peellaert, di Boshier. Inoltre, guardando a body artist come Lüthi e Ontani, trasforma i suoi show in coinvolgenti performance, segnate da continui travestimenti. Se le opere di Dylan possono apparire dilettantesche, prive di originalità, accademiche, nel caso di Bowie siamo di fronte a un vero e proprio avanguardista. Egli è un inconsapevole erede dello sperimentalismo novecentesco. Ha la capacità di «ri-locare» le intuizioni di Dalí, di Warhol e di Lüthi in scenari postmoderni. In lui, c’è il performer, il situazionista, il body, il pop, l’artista fluxus. E lo showman.

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Entrambi sono sorretti da una spiccata sensibilità artistica e, a un certo punto della loro vita decidono di coniugare il loro mestiere con una loro passione segreta. Due naïf, dunque.

Il Marilyn Manson pittore esordisce a San Paolo, in Brasile, nel 2007. Le sue tecniche pittoriche, originali ed eccentriche, rivelano l’utilizzo di colori mescolati con l’assenzio. In una intervista ha rivelato che dipingere per lui non è un hobby, ma è importante come tutte le altre forme di espressione artistica.

Il poliedrico talento di John Lennon ebbe nei suoi quarant’anni di vita il modo e il tempo di esprimersi anche nel disegno, nelle arti figurative. Aveva un gran talento nel disegnare, il ragazzo Lennon. Se ne accorse per prima la zia Mimi, che riuscì a farlo iscrivere al prestigioso Liverpool College of Art. La musica entrò prepotentemente nella sua vita. Ma la passione per il disegno, per le arti figurative rimase sempre presente. Nel ’78, quando i Beatles – a proposito: il 3 agosto di cinquant’anni fa si esibirono per l’ultima volta al Cavern di Liverpool, il locale che li aveva visti nascere, ormai troppo piccolo per loro… – non esistevano più già da otto anni, e due anni prima di essere assassinato, Lennon disse: «Ho sempre avuto questo sogno di fare l’artista in un piccolo cottage in una stradina. Il mio vero desiderio è scrivere versi e fare qualche quadro a olio. Era così un bel sogno, vivere in un cottage e andarsene in giro nei boschi…». La serie più interessante è la cartella di quattordici litografie intitolata “Bag one”, regalo di nozze di John a Yoko per il loro matrimonio nel 1969. Vi sono raffigurati lo scambio degli anelli, il celebre bed-in per la pace di Amsterdam e Montreal, la luna di miele, momenti della loro intimità. Immagini caratterizzate dal tratto fresco, agile, ironico di Lennon.

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Lo scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal sosteneva che “La pittura trasforma lo spazio in tempo, la musica il tempo in spazio”. A dimostrazione di questo assunto, restano le opere dei grandi musicisti che, anche per svago, si sono trasformati in pittori di discreto successo.

 

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Bob Dylan

David Bowie

Marilyn Manson

Ronnie Wood (Rolling Stones)

Joseph Arthur

Grace Slick (Jefferson Airplane)

Goop 24 x 18 inches, 2001 dee dee ramone

John Lennon

Tim Armstrong (Rancid)

Paul Mc Cartney

Paul Stanley (Kiss)

John Mellencamp

Paul Simonon (The Clash)

Roger "Syd" Barrett

 

 

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