Un giardino simbolico: la Madonna Lochis di Carlo Crivelli e il Ritratto di Ginevra d’Este di Pisanello

di Selenia De Michele

Il simbolismo legato al mondo della botanica, che trova piena affermazione nelle raffigurazioni di nature morte del Seicento, ha origini molto più antiche. Fu nel Medioevo e soprattutto nei numerosi trattati pubblicati nel Rinascimento che si elaborò un complicato codice simbolico applicato al mondo dei fiori e della frutta. Le fonti da cui venivano tratti i diversi simbolismi passano dalla Bibbia, ai Vangeli apocrifi, alle Metamorfosi di Ovidio, ai testi scientifici come la Naturalis Historia di Plinio, il De Rerum Natura di Lucrezio, agli erbari per finire alla patristica. L’importanza di interpretare correttamente tali simboli ai fini della datazione di un’opera e della comprensione dell’occasione di realizzazione è emblematicamente dimostrata dalla cosiddetta MADONNA LOCHIS di Carlo Crivelli e il RITRATTO DI GINEVRA D’ESTE di Pisanello.

Madonna Lochis Crivelli

La Madonna Lochis è un dipinto raffigurante una Madonna a mezzo busto che tiene tra le braccia il Cristo bambino, appoggiata contro una balaustra. Ella è confinata in uno spazio molto ristretto, compressa contro la sporgenza di pietra da un tessuto sospeso dietro la testa. Ai lati si sviluppa una pianura con alberi e strade sinuose coperte da gruppi di arbusti bassi e cespugli arrotondati. Ciò che cattura maggiormente è la natura morta con frutta e fiore dipinta con grande precisione e delicatezza. Il diletto che la pittura ci offre dura fintanto che non notiamo l’espressione triste del Cristo bambino e la presenza di un albero morto sulla destra opposto ad un albero rigoglioso sulla sinistra. Sicuramente i particolari botanici presenti nell’opera non sono casuali e aiutano a fornire una chiave interpretativa. Sulla sporgenza, sulla sinistra notiamo un garofano rosso, poi la piega del mantello della Vergine, un cetriolo e una ciliegia. A differenza degli altri particolari sulla sporgenza, il garofano è collocato verticalmente, di fronte la sporgenza, piuttosto che su di essa. Il termine greco di garofano è “dianthos” cioè “fiore di Dio”. Sotto il braccio sinistro della Vergine, al di sopra della firma dell’artista, si vede un cetriolo avvolto  nella propria foglia che proietta la propria ombra sul nome dell’artista nell’iscrizione. Il cetriolo può essere considerato come un attributo della Vergine significante i peccati di questo mondo che non l’hanno toccata o potrebbe simboleggiare il peccato della lussuria. La proiezione dell’ombra sul nome dell’artista potrebbe essere intenzionale ed alludere ad un episodio della vita dell’artista. Crivelli fu infatti implicato in uno scandalo per adulterio. La lettura del simbolismo della pianta può dare anche indicazioni circa l’occasione di produzione del dipinto che potrebbe essere una sorta di espiazione simbolica da parte dell’artista. La ciliegia rossa è collocata accanto al cetriolo. Il significato simbolico del frutto è eucaristico: il succo rosso rappresenta il sangue di Cristo. Interpretati insieme cetriolo e ciliegia significherebbero peccato e redenzione. Idea ben espressa dal contrasto tra gli alberi verdi e gli alberi secchi dipinti ai lati della Vergine. Essi rappresentano l’Albero della vita che si è seccato ed è morto con il peccato originale per rinascere con l’incarnazione di Cristo e con la sua Passione. La ghirlanda di frutta sospesa dietro la testa della Vergine può essere interpretata sia a livello globale sia analizzando ogni singolo frutto. Nel significato globale il serto simboleggia il frutto dello spirito o potrebbe essere un allusione a Cristo. Le tre prugne simboleggiano la passione a causa del loro colore. Le nocciole e la pesca indicano la Trinità. La mela è l’unico frutto che apparentemente  non allude alla Trinità. Il suo significato può essere la caduta dell’uomo oppure la salvezza e la redenzione dipende se viene associata ad Adamo o a Cristo, nuovo Adamo. L’allusione alla Trinità nel serto è completata da una seconda mela presente tra le mani del Bambino e dal bambino stesso. Tutti i simboli delle piante sono stati accuratamente scelti per le loro connotazioni di peccato, redenzione ed attributi al Cristo e alla Trinità.

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Il Ritratto di Ginevra d’Este mostra una giovane donna ritratta nel profilo sinistro e sulla sua identità sono state avanzate diverse ipotesi. Il profilo spicca contro una massa scura di fogliame disseminata di fiori e farfalle variopinte. La donna indossa un semplice abito bianco con maniche rosse e sulla manica è ricamato un vaso a due manici e una catena avvolta intorno ad uno di questi. Poichè il vaso è uno degli emblemi della casa d’Este ciò ci offre suggerimenti per l’identificazione. Il capo della donna, attraente per il suo dolce e triste sorriso, e il suo profilo delicatamente modellato si delineano contro la massa del fogliame sopra la testa (che sembra essere un ginepro). Il ginepro è un’allusione al nome della signora, Ginevra. Unica nella casata d’Este ebbe un destino tragico: sua madre fu accusata di adulterio e condannata a morte. All’età di 14 anni sposò Sigismondo Malatesta e morì nel 1440 all’età di 21 anni forse per avvelenamento. Pisanello mostra l’avvenenza della giovinezza di questa ragazza ma anche i punti deboli del suo carattere, la fronte caparbia e il mento debole. Il fiore rosa nello sfondo suggerisce che potrebbe essere un ritratto di fidanzamento o matrimonio. La catena sul manico del vaso suggerirebbe il vincolo del matrimonio. La presenza delle aquilegie indica dispiacere e morte, simbolo avvalorato dall’espressione triste della ragazza. Inoltre la presenza delle farfalle che simboleggiano l’anima sottolineerebbe questa interpretazione fornendoci anche una data di esecuzione, probabilmente dopo la morte della fanciulla nel 1441.

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