Tiziano: il Ritratto di Alessandro Farnese. Cardinale ma non troppo

di Fabio Strazzullo

Fu eseguito dall’artista veneziano Tiziano Vecellio durante il suo breve soggiorno romano alla corte di papa Paolo III Farnese (l’effigiato era suo nipote), tra l’ottobre 1545 e il maggio 1546. Il ritratto riprende, in maniera molto simile, l’effigie del cardinale già precedentemente inserita nel gruppo di Paolo III con i nipoti, ma nella direzione opposta e cioè, verso sinistra.

01. Ritratto del cardinal Alessandro Farnese. Olio su tela (97x73 cm)

 

La figura è collocata al centro con un’eleganza ben pronunciata e presenta i tratti tipici della ritrattistica di Tiziano: a mezzo busto, in posa di tre quarti e visibile per due terzi. È ammantata con l’abito cardinalizio rosso e mantellina in damasco con cappuccio in un fondo scuro con una tenda verde piegata sempre verso sinistra, che accentua il volto nella stessa direzione. Sia l’abito che il berretto rosso quadrato in testa mettono in risalto il suo viso ovale con una barba corta che gli copre il mento. Lo sguardo, come sempre, è rivolto verso chi osserva ed è serio, quasi come in una posizione di superiorità, forse dovuto al fatto che gli era stato affibbiato il titolo di mecenate. Di fatto, si sentiva al di sopra anche dei suoi fratelli e per questo il pupillo e successore al soglio pontificio del nonno. Dal collo si capisce che indossa anche una sottoveste verde e una camicia bianca, che gli copre le braccia alzate.

05. Ritratto del cardinal Alessandro Farnese (dettaglio)

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Il braccio di sinistra appare per metà e tuttavia osservandolo meglio da vicino, si può notare una patina nera che sembrerebbe dare l’impressione che il braccio continua nel bordo del quadro. Si può supporre che Tiziano abbia impostato la posa con il cardinale che poggia la mano sinistra su un tavolo o con il braccio steso al fianco. Ciò che ora si vede è una confusa patina nera, che impedisce la corretta lettura dell’opera e dunque un danno senza soluzione di restauro. Non egualmente valutabili sono le tinte del volto bruno, per i ritocchi e le ripassature e le perdite del colore. Certamente le attuali condizioni ne diminuiscono molto il valore plastico e l’eloquenza coloristica e anche il rosso della mantellina appare guasto nei riflessi, mentre il fondo annerito lascia appena intravedere la tenda che lo ravvivava con la sua tonalità verde. Per quanto concerne il braccio di destra, lo si vede completamente e apportato all’altezza della vita, con la mano che stringe un guanto di pelle. La presenza di tale guanto è alquanto strana, dato che si tratta di un ritratto di uomo di Chiesa. Questi e altri oggetti simili come i gioielli o gli abiti riccamente decorati erano per lo più sfruttati per i ritratti di gentiluomini. In questo caso, il guanto sta a sottolineare il carattere avvezzo alla mondanità del cardinale Alessandro. Si ricorda infatti che venne nominato cardinale di Sant’Angelo in Foro Piscium a soli quattordici anni per volere della famiglia e quindi per dovere e non per vocazione e che la sua indole non era particolarmente incline ai doveri di Chiesa, specie di povertà. Di fatto, il cardinale amava i banchetti e in particolar modo i balli di corte. Si racconta che durante il carnevale del 1541, il cardinale Alessandro, che in quanto vicecancelliere della Chiesa abitava il palazzo romano della Cancelleria, ne aprì le sale per una grande festa, facendosi onore anche nella danza. Di fatto la gagliarda era la sua grande passione e la ballava con certa eleganza di passi, di salti e di capriole.

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02. Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio

 

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