Storia e iconografia di Dafni: il creatore della poesia bucolica

di Laura Corchia

Figlio della ninfa Dafnide e del dio Ermes, Dafni viene descritto come un pastore siciliano. In certe versioni del mito diventa l’amato pederastico di Hermes, piuttosto che suo figlio: Dafni è descritto e mostrato allora come un eromenos. Mentre sorveglia le sue pecore, canta accompagnandosi con una zampogna che aveva imparato a suonare grazie a Pan. Nasce così il canto bucolico. Di bell’aspetto, canta così bene da attirare le attenzioni di tutte le donne.

Sposata la ninfa Echemeide, le rimane sempre fedele fino a quando viene sedotto dalla Regina Climene. Ciò provoca l’ira della moglie, che lo acceca. Dafni scappa, cantando con dolore mentre vaga per le campagne siciliane.

Perugino,_apollo_e_dafni_(o_marsia)

Tra le varie raffigurazioni di Dafni, quella più nota è stata eseguita da Perugino nel 1483 su committenza di Lorenzo il Magnifico. Appoggiato a un bastone, Apollo ascolta la melodia di una fistula suonata da Dafni. Accanto al dio sono raffigurati i suoi attributi: una lira, un arco e la faretra. Sullo sfondo è raffigurato un paesaggio reso con notevole realismo: gli alberi dall’esile ed alto fusto, il laghetto attraversato da un ponte, le dolci colline, un castello. Il cielo è attraversato da quattro uccelli.

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Dietro la tavola alcune iscrizioni risalenti all’Ottocento rivelano un’attribuzione a Raffaello, segno di un forte apprezzamento per l’opera. Anche il pittore Eugène Delacroix non poteva fare a meno di annotare sul suo diario che si tratta di “un’opera mirabile… un capolavoro senza dubbio, ma il capolavoro di un’arte che non è giunta a perfezione”.

La scena, dominata da una pacata armonia, è occupata dai due corpi, resi con forme delicate e allungate. L’ameno paesaggio collinare, l’atmosfera rarefatta, il perfetto bilanciamento della composizione trasmettono un senso di pace e di quiete.

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