“Senza suoni”: la sublime poesia in prosa di Frida Kahlo

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Entravo e scendevo fuori del tempo nelle viscere della terra, dove la mia “amica immaginaria” mi aspettava sempre.
Non ricordo il suo aspetto né il suo colore.
Ma ricordo la sua allegria – rideva molto.
Senza suoni.
Era agile e danzava come se non avesse peso alcuno.
La seguivo in ogni suo movimento, e le raccontavo, mentre lei danzava, i miei crucci segreti.
Quali? Non ricordo.
Ma lei sapeva dalla mia voce tutte le mie cose.
Quando ritornavo alla finestra, entravo per la stessa porta disegnata sul vetro.
Quando? Per quanto tempo ero stata con ‘lei’? non so.
Forse un secondo o migliaia di anni… Ero felice.
Cancellavo la ‘porta’ con la mano e ‘spariva’.
Correvo con il mio segreto e la mia allegria nel più remoto angolo del cortile di casa mia, e sempre nello stesso posto, sotto un albero di cedro, gridavo e ridevo.
Sorpresa di essere sola con la mia gran felicità e con il ricordo così vivo della bambina.
Sono passati 34 anni da quando ho vissuto quella magica amicizia e ogni volta che la ricordo, rivive e cresce, sempre di più dentro il mio mondo.

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