Sandro Botticelli: tondi a confronto

di Selenia De Michele

Sandro Botticelli ( 1445 – 1510) è senza ombra di dubbio uno degli artisti più conosciuti del Quattrocento italiano le cui opere adornano i musei italiani ed esteri.
Oltre alle opere più famose quali la “Primavera” e la “Nascita di Venere” un soggetto costante e privilegiato della sua produzione e della sua bottega sono i dipinti di Madonne con Bambino variamente accompagnate da santi, angeli e committenti. Sin dalla fine degli anni Settanta l’artista lavorò assiduamente a questo tema concentrandosi soprattutto sul formato tondo, che tanta fortuna avrà nei secoli successivi, che gli permetteva di sperimentare, a differenza di altri pittori della sua generazione, nuove forme compositive.
Sandro_Botticelli_-_Madonna_del_Magnificat_-_Google_Art_Project

Sicuramente il tondo più famoso è quello conosciuto come Madonna del Magnificat e fu proprio questo dipinto a consolidare la fama di Botticelli come pittore di Madonne. Il dipinto prende il nome dal canto d’amore di Maria, il Magnificat appunto. La datazione dell’opera è molto controversa: il Cavalcaselle lo giudicò un’opera giovanile mentre la critica posteriore si è pronunciata variamente facendo oscillare la data negli anni tra il 1482 e il 1485. Con le parole “l’anima mia magnifica il Signore” inizia il cantico di ringraziamento e di gioia che la Vergine innalza al Signore durante la visita alla cugina Elisabetta, incinta di Giovanni Battista. Nella tavola Maria sta scrivendo questa preghiera su un libro tenuto aperto dagli angeli. All’episodio della visitazione fa riferimento anche la pagina sinistra del libro dove si intravedono alcune parole del cantico profetico di Zaccaria, marito di Elisabetta, relative alla nascita del Battista. Molteplici sono i riferimenti in quest’opera al veneratissimo santo patrono di Firenze e che testimoniano una committenza fiorentina. Inoltre la forma circolare, caratteristica delle tavole appese nelle anticamere o camere da letto, fa supporre che il quadro fosse destinato alla devozione privata. Botticelli sceglie una soluzione insolita ed affascinante per adattare la scena alla forma della tavola rotonda come uno specchio convesso nel quale sembra che le figure si riflettano. Le morbide curve del corpo della Vergine si adattano perfettamente al profilo circolare e anche il corpo del Bambino, sulle ginocchia della madre, prende una forma arcuata. La mano del piccolo Gesù poggiata sul braccio della madre che sta scrivendo è il centro spirituale del dipinto: ricorda il futuro compimento delle profezie del Battista e rimanda all’intreccio delle mani sinistre dei due personaggi intorno alla melagrana che prefigura simbolicamente la Passione di Cristo. La composizione tanto magistralmente riuscita venne più volte replicata nella bottega di Botticelli: si conoscono almeno altri cinque dipinti raffiguranti questo stesso soggetto ed eseguiti dai suoi collaboratori.
Botticelli,_madonna_della_melagrana_01
Un’evoluzione stilistica all’interno della produzione “tonda” si ha nella Madonna della Melagrana dove la bellezza suprema della Madonna del Magnificat si ammala di una languidezza quasi disperata. E’ il momento della travagliata maturità di Botticelli. I documenti indicano come data di esecuzione il 1487 e l’occasione è l’udienza dei Massai di Camera nel palazzo della Signoria, una committenza pubblica anche se la somma corrisposta al pittore, 32 lire, 16 soli e 4 denari, probabilmente un acconto o un pagamento parziale, appare esegua se rapportata alle dimensioni  e all’importanza della tavola. Una conferma al fatto che si tratti comunque di una commissione pubblica è data dalla decorazione a gigli d’oro in campo azzurro della cornice originale intagliata. I gigli di Francia attestano gli stretti rapporti avuti prima dal Comune, protettorato angioino e poi dalla Repubblica con la nazione d’oltralpe. Colpisce il delicato profilo della Vergine pensosa che medita sul sacrificio che attende il figlio prefigurato dalla melagrana, che entrambi stringono in mano, quasi al centro del quadro, che da il nome all’opera.
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Al 1477 circa appartiene invece un altro tondo raffigurante la Madonna, il Bambino ed otto angeli noto come Madonna Raczynski. Circondata da una schiera di angeli, la Madonna stringe a sè il Bambino seduto su di un drappo dorato. I lineamenti dolcissimi, gli occhi chiari, la bocca quasi increspata in un broncio la fanno sembrare una bellissima Venere. La Madonna indossa una veste rossa coperta dal bellissimo manto blu lapislazzuli e un sottile velo trasparente è posato sopra i capelli biondi. Interrotto nella sua intimità con la madre Gesù si volta verso lo spettatore con il suo sguardo consapevole. Intorno al gruppo sacro gli otto angeli tengono in mano dei gigli, simbolo della purezza di Maria. Il gruppo a destra ha intonato un canto: stretti l’uno vicino all’altro gli angeli leggono le parole da un piccolo libro. I quattro sulla sinistra invece si scambiano una serie di sguardi rimandandoli allo spettatore che viene così coinvolto all’interno della scena.
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