Raffaello: un paesaggio dietro la Madonna del Granduca

Di Laura Corchia

Una composizione semplice: la Vergine e il Bambino stagliate su un fondo nero. I personaggi, dalla prorompente fisicità, sono legati da un affetto profondo, accentuato dallo sguardo malinconico che entrambi rivolgono verso il basso.

Raffaello Sanzio, Madonna del Granduca, 1504, olio su tavola, Galleria Palatina, Firenze
Raffaello Sanzio, Madonna del Granduca, 1504, olio su tavola, Galleria Palatina, Firenze

La “Madonna del Granduca”, conservata a Palazzo Pitti, non però poi così scontata. Secondo Marco Ciatti, le parti dipinte sul fondo scuro e il fondo scuro stesso sono ridipinture. Tale ipotesi è stata confermata  da un’attenta diagnosi condotta dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. L’opera, un’olio su tavola di non grandi dimensioni, è stata sottoposta alla Fluorescenza X, un’analisi che indaga la componente chimica del pigmento. Inoltre, un disegno preparatorio conservato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi e una copia cinquecentesca del dipinto presentavano un paesaggio dietro le figure. Il disegno conservato agli Uffizi costituisce fonte assai preziosa per ricostruire l’originaria idea dell’artista. In esso si nota l’iniziale intenzione di dare forma ovoidale al dipinto e, a sinistra e a destra delle figure, la presenza di inequivocabili elementi architettonici.

Va poi sottolineato che in tutte le Madonne dipinte da Raffaello negli anni attorno il 1505-07 appare sempre un paesaggio. Ne sono un esempio la “Madonna Terranova” di Berlino, la “Madonna del Cardellino degli Uffizi e la “Madonna Cowper” della National Gallery.

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Ma cosa ha evidenziato la radiografia? Alle spalle della Vergine si apriva una finestra ad arco che affacciava su un paesaggio, mentre all’altezza dei fianchi doveva esserci un sedile in pietra.

Radiografia
Radiografia

La prima notizia nota dell’opera risale al 23 novembre 1799, quando il direttore degli Uffizi Tommaso Puccini, scrivendo al granduca Ferdinando III, segnalò la presenza di questo dipinto presso un “negoziante fiorentino”. L’anno successivo, dopo un fitto scambio epistolare, l’opera entrava a Palazzo Pitti. Secondo la tradizione, il granduca era molto legato alla sacra icona, tanto da tenerla nella propria camera da letto e portarsela al seguito durante i viaggi. Ecco svelato perché è chiamata “Madonna del Granduca”.

 

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