Pompei: l’ultimo, eterno abbraccio d’amore dei due “amanti”

Due figure distese per terra, le braccia di una a cingere il corpo dell’altra. Due “amanti“, così come sono stati ribattezzati il giorno del rinvenimento, in un lontano giorno del 1922 a Pompei.

Per anni questi due calchi sono rimasti nascosti agli occhi dei visitatori, gelosamente custoditi nei depositi in attesa di uno studio che potesse sciogliere ogni dubbio riguardo la loro identità.



 

Ma chi erano davvero questi due esseri umani sorpresi dall’eruzione del Vesuvio? Difficile stabilirlo. Quel che appare certo è che l’amore, unico vero motore dell’universo, li ha tenuti uniti per oltre 2000 anni, vincendo la morte. Un uomo e una donna colti in un momento di intimità? Due amici o due persone dello stesso sesso? Oppure due esseri umani legati da vincoli di parentela? Secondo Massimo Osanna si trattava di una madre che, in un ultimo disperato gesto, ha tentato di strappare la figlia dalle grinfie di un destino amaro.

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A smentire questa ipotesi ci ha pensato però lo stesso studioso. Egli, in occasione di un convegno, ha sostenuto infatti che Tac e Dna hanno precisato che si tratta di due giovani uomini, uno di 18 e l’altro di 20 anni. “Non si può dire – spiega Osanna – che i due personaggi fossero amanti. Ma considerata la loro posizione, si può ipotizzare“.

Al di là della loro misteriosa identità, queste due figure sembrano volerci trasmettere un messaggio: l’amore, quello vero, vince sempre. L’amore ci protegge anche negli ultimi istanti della nostra vita e ci sopravvive.

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