Piero della Francesca: “Il Battesimo di Cristo”. Ipotesi interpretative

di Laura Corchia

Nel 1981 Carlo Ginzuburg scrive un interessante saggio su Piero della Francesca, sottoponendo ad indagine tre opere fondamentali: il Battesimo di Londra, il ciclo di affreschi di Arezzo sulla Leggenda della vera Croce, la misteriosa Flagellazione di Urbino.

In questo articolo tenteremo di riassumere le ipotesi interpretative avanzate per il Battesimo di Cristo che, secondo molti studiosi, è una delle opere più antiche di Piero.

Anche se il soggetto del quadro è facilmente riconoscibile, De Tolnay notò un’anomalia rispetto all’iconografia tradizionale: i tre angeli non reggono le vesti di Cristo, ma sono atteggiati come le tre Grazie raffigurate su una medaglia di Niccolò Fiorentino, recante la scritta concordia. Lo studioso interpretò il gruppo come simbolo di Armonia. Questa teoria è stata ripresa e sviluppata da Tanner, la quale ha visto nei gesti un accenno alla concordia raggiunta tra le due chiese, sancita dal Concilio di Firenze del 1439. I personaggi sullo sfondo indossano vesti e copricapi che rievocano i sacerdoti bizantini, mentre i colori dei tre angeli alludono alla Trinità. La loro stretta di mano simboleggia l’accordo raggiunto, ma anche l’accettazione della clausola del Filoque aggiunta al Credo in cui si decretava la processione dello Spirito Santo dal Padre al Figlio.

Da tutto ciò ne consegue che la proposta di datare la tavola al 1440, dal momento che una datazione posteriore sarebbe inconciliabile con il rapido deteriorarsi della concordia tra le due chiese.

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Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1450
Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1450

Il Battesimo faceva parte di un Polittico commissionato probabilmente da una famiglia di San Sepolcro, i Graziani. Le parti laterali e la predella non sono di mano di Piero, essendo di molto successive. Sono state attribuite a Matteo di Giovanni. Secondo Battisti, i tre angeli in forma di Grazie si spiegano con un passo del Trattato della Pittura di Alberti, in cui il gesto delle tre Grazie vestite è interpretato come quello di chi concede e riceve un beneficio. Questo passo è poi combinato con uno della Summa di San Tommaso, in cui Cristo è presentato come esempio di suprema liberalità.  Il quadro, pertanto, sarebbe stato commissionato da un mercante desideroso di espiare i propri peccati di usura. L’intervento di Matteo di Giovanni, circa vent’anni dopo, è spiegabile con un rallentamento dei lavori da parte di Piero che avrebbe indotto il committente a stipulare un secondo contratto.

Ci troviamo di fronte a due interpretazioni che partono dallo stesso particolare – la stretta di mano- per giungere a conclusioni differenti. Tra le due, quella della Tanner appare più convincente, anche se non si può dire con certezza che essa rientri effettivamente nelle intenzioni del pittore.

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Nel caso di dipinti che presentano anomalie iconografiche è necessaria un’indagine sulla committenza. Proprio la mancata individuazione del committente costituisce la tessera mancante della ricostruzione della Tanner.

Secondo un ricerca recente di Agnoletti, il Battesimo sarebbe stato dipinto per l’altare della confraternita di San Giovanni Battista, istituita nel 1406 da madonna Diosa di Romaldo di Mazzarino de Mazzetti.

Questa teoria rivela però un punto debole: una confraternita di san Giovanni Battista a San Sepolcro non è mai esistita. Un esame del testamento fa emergere che destinataria del lascito è la badia camaldolese di Borgo San Sepolcro, all’interno della quale vi era un altare dedicato a san Giovanni Battista. La commissione da parte della badia camaldolese spiega l’interpretazione della Tanner: nel 1439 era morto Ambrogio Traversari, abate generale dei camaldolesi. Egli si era battuto ostinatamente per la causa della riconciliazione con la chiesa greca. L’iconografia dell’opera era dunque un omaggio all’operato del Traversari da poco scomparso. Egli, tra l’altro, si era battuto contro i tentativi dei vescovi di inglobare Borgo San Sepolcro nella propria diocesi. Dopo un fallito tentativo d’invasione del vescovo di Città di Castello, papa Eugenio IV dette Borgo San Sepolcro a Firenze. La commissione del Battesimo risale forse a questo periodo e farebbe capo a Pascasio, abate della badia camaldolese del Borgo. L’opera sarebbe un omaggio al Traversari, che con il suo intervento aveva difeso la badia in un momento difficile della sua storia.

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