Peter Carl Fabergé: le straordinarie uova dal fascino intramontabile

di Selenia De Michele

I gioielli hanno da sempre affascinato con la loro bellezza e il loro sfavillante luccichio non solo generazioni di donne ma anche potenti, re e regine. Tra le innumerevoli produzioni c’è però un nome che evoca nell’immaginario collettivo un’immagine immediata e che conoscono tutti: Peter Carl Fabergé. La storia delle creazioni nate dalle sue abili mani di orafo e gioielliere conquista ancora oggi appassionati d’arte, collezionisti e profani attratti soprattutto delle sue opere più famose: le straordinarie uova di Pasqua della collezione reale russa.

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La Maison Fabergé fu fondata nel 1842 da Gustave Fabergé il quale accentò il suo nome originario per dare alla sua fondazione una parvenza francese tanto di moda all’epoca nella società russa. Il successo vero e proprio dell’attività giunse però quando al figlio, Peter Carl, lo zar di Russia Alessandro III commissionò la realizzazione di preziose uova di Pasqua da regalare alla moglie Marija Fedorovna. Ebbe così inizio una collaborazione di larga durata che vide la produzione di centinaia di uova e che si concluse con la nomina a gioielliere di corte. Le uova, ufficialmente prodotte tra il 1895, anno della prima commissione, e il 1917 sono di varie dimensioni: da quelle tanto piccole da poter essere appese ad una catenina da collo  a quelle più grandi (delle reali dimensioni di un attuale uovo di Pasqua) definite “Imperiali” proprio per la committenza che le originò. Fabergé nacque nel 1846 e fu abituato fin da piccolo a muoversi all’interno dell’ambito orafo. Il padre gioielliere e proprietario dell’omonima Maison gli insegnò la tecnica orafa e lo mise in contatto con i migliori gioiellieri dell’epoca. Diverse biografie descrivono Fabergè come un uomo molto spiritoso, attento allo stile ed ai vestiti che indossava, e dallo stile molto frenetico. Viaggiava sempre senza valigia, acquistando ciò che gli occorreva sul luogo dove si trovava. Quando lo zar di Russia notò le sue creazioni durante la mostra “Pan – Russa” ne fu colpito tanto da commissionargli la prima opera importante. Il primo uovo prodotto si presentava prezioso e molto sofisticato: era smaltato di bianco, opaco ed aveva una struttura a scatole cinese o a matrioske russe, che diverrà tipica della sua produzione. All’interno c’era un tuorlo d’oro contenente a sua volta una gallina d’oro che a sua volta racchiudeva una riproduzione in miniatura della corona imperiale con un rubino a forma d’uovo. Purtroppo queste due piccole sorprese interne sono andate oggi perdute. La zarina fu così entusiasta del regalo tanto da indurre il marito a nominare Fabergé gioielliere di corte a patto che realizzasse ogni anno un uovo sempre diverso e sempre più bello del precedente.

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Fino al 1917, eccettuati gli anni 1904 – 1905 della guerra russo-giapponese, la Maison produsse due uova l’anno ognuna diversa per composizione e tematica. I temi e l’aspetto delle uova variavano ampiamente: basti da esempio l’uovo realizzato nel 1900 che vedeva nella parte esterna una fascia grigia metallica con inciso il programma dell’itinerario della Transiberiana, realizzata in quello stesso anno, e all’interno presentava un treno d’oro in miniatura. La collezione imperiale contava 52 esemplari fino al momento in cui la Rivoluzione spazzò via la dinastia imperiale e costrinse alla fuga la famiglia Fabergé. Le tecniche impiegate erano varie e si passa dall’intaglio della pietra dura agli smalti traslucidi. Le superfici esterne erano poi tempestate di diamanti, incise in oro, argento o platino e spesso le uova nascondevano sorprese come uccellini meccanici, miniature e perle.
Alle uova commissionate dalla famiglia imperiale se ne aggiungono altre sette commissionate da Alexander Kelch, tra il 1898 e il 1904, una per ogni anno, da regalare alla moglie Barbara. Le sette uova furono realizzate sotto la supervisione di Michael Perkhin, secondo mastro orafo all’interno della maison e sono per alcuni aspetti molto più belle di quelle della collezione imperiale, di dimensioni maggiori e con molta probabilità di costo più alto. La signora Brbara vendette le uova nel 1920, anno di morte di Fabergé.

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Il fascino esercitato da questi capolavori di tecnica è notevole. Diversi collezionisti cercano di accaparrarsi i preziosi manufatti; le dinastie regnati in Europa ne sono gelosi possessori, basti pensare che Elisabetta II d’Inghilterra ne possiede diversi esemplari di cui va molto fiera. L’enorme valore, non solo artistico ma anche economico di tali manufatti può essere dato dai numeri di una delle aste più recenti tenutasi presso la celebre Christie’s. Un pendente è stato aggiudicato per oltre 11 mila sterline ma il risultato più clamoroso fu toccato il 28 novembre 2007 quando un grande uovo su basamento  con orologio e movimento automatico fu battuto per 8.980.500 sterline (13.925.609 euro). Fece inoltre scalpore la notizia risalente al 2014 del ritrovamento di una delle tre uova facenti parte della collezione imperiale, di cui si conoscevano nel dettaglio le caratteristiche ed i disegni,  ritenute perdute per sempre presso un antiquario del Midwest. L’acquirente dopo l’acquisto dimenticò per un certo periodo l’oggetto fino a quando, tramite una ricerca su internet, iniziò a percepire il valore dell’opera. Seguì la  valutazione di un esperto conoscitore delle creazioni di Fabergé, Kieran Mccarthy, gioielliere della londinese Wartski, il quale ne attestò l’autenticità. L’uovo nascondeva al suo interno un ulteriore gioiello, un orologio Vacheron Constantin, e fu realizzato nel 1887. Infine non si può non menzionare il fatto che un uovo Fabergé fu protagonista di uno dei film di 007: Agente 007 – Octopussy – Operazione Piovra. Diretto da John Glen  e con Roger Moore, all’inizio del film James Bond e il principe afgano Kamal Khan si contendono il prezioso uovo, con Bond che ha la meglio scambiando l’uovo vero con un falso.

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