Ninfei, luoghi antichi dal fascino surreale

Di Sara Venturiero

Dal greco nymphaion, letteralmente il “santuario delle ninfe”, era il luogo dedicato al culto di queste divinità acquatiche, riconducibile anche a luoghi con presenza di acqua, sia naturali che artificiali, come grotte, fontane o semplici pozze di acqua sorgiva.

I primi esempi furono di epoca romana e si diffusero largamente anche nelle province; i primissimi di età repubblicana erano ambienti molto semplici a pianta basilicale, fino ad arrivare in età imperiale, dove si presentano più complessi, con camere rettangolari o circolari, coperti a volta o semi-coperti, formando ambienti che, tramite colonnati (il cosiddetto peristilio) e porticati, mettevano in comunicazione l’interno con l’esterno, dove solitamente si svolgevano banchetti, riunioni tra letterati o semplicemente momenti diotium (ozio). Presentavano anche splendide illusioni ottiche con scorci prospettici e finte costruzioni architettoniche, il tutto corredato da delicate e sensuali sculture di Dee (le Ninfe, appunto) collocate nelle nicche frontali o angolari. Spesso le pareti presentano ricche e coloratissime decorazioni dipinte e/o mosaicate, raffiguranti i proprietari dell’abitazione, soggetti vegetali e floreali, anche molto elaborati, nonché ambienti acquatici o riconducibili ad essi; è molto frequente, infatti, trovare numerose conchiglie, dipinte, scolpite e persino applicate in stucco (le famose rocaille, riprese secoli dopo nel Rococò).

Boboligrotto

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Nel periodo Rinascimentale, in concomitanza con il rinnovato amore per l’arte classica, venne ripresa l’idea del Ninfeo, spesso realisticamente simili alla Natura. Questi “moderni” ninfei consistevano in pseudogrotte, con tanto di cunicoli e ambienti le cui pareti erano scolpite a mò di roccia, con fonti dalle quali sgorgava acqua dolce che si andava ad incanalare in vasche di diversa foggia e fontane, spesso monumentali e a più piani, creando così spettacolari giochi d’acqua che allietavano gli occhi del proprietario e dei suoi illustri ospiti.

Anche in questi ninfei non potevano mancare sculture femminili, intente a prendere l’acqua e/o a lavarsi presso la fonte, ma anche lungo i corridoi come a voler accompagnare chi vi entrava in questo luogo magico che appagava i sensi.

Inoltre, vi era dietro un vero e proprio studio progettuale sui percorsi dell’acqua e sul modo in cui questa sarebbe fuoriuscita, creando zampilli dalla gettata variabile per creare spettacolari ed affacinanti “teatri d’acqua”, il tutto impreziosito da coralli, pietre pomici, madreperle, marmi e conchiglie.

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