Michelangelo: il volto dell’uomo tra bellezza divina e peccato

di Laura Corchia

La struttura del corpo umano è costruita sulla simmetria bilaterale, cioè in modo che gli elementi che la compongono siano collocati a destra e a sinistra di un asse centrale chiamato piano, o asse mediano, oppure sagittale. A livello osseo, sul piano sagittale si dispongono il cranio, la colonna vertebrale, la gabbia toracica e l’osso sacro. Ai lati, si situano gli arti superiori e quelli inferiori. Anche i muscoli e gli organi interni seguono questo schema e possono essere catalogati come pari (quelli doppi, come i polmoni) e impari (ossia singoli, come il cuore).

Questo insieme armonico è stato notato già nei secoli passati da tutti coloro che, a vario titolo, hanno studiato il corpo umano. La cultura cristiana è medievale, in particolare, ha interpretato questa armonia come riflesso della bellezza di Dio.

Quest’idea che il volto dell’uomo sia il riflesso della bellezza di Dio è alla base di un importante filone speculativo che, a partire dal Rinascimento in poi, ha dato vita a una profonda riflessione sul volto di Cristo. Marsilio Ficino e Nicola Cusano hanno scritto ciascuno un testo sull’argomento.

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Il De Visione Dei di Nicola Cusano, scritto nel 1453, si afferma che “in tutti i volti appare il tuo volto [ si fa riferimento a Cristo] in modo velato ed enigmatico. Esso non si rivela finché non penetriamo, al di sopra di tutti i volti, in un segreto e occulto silenzio, dove non c’è scienza né concetto del volto. Questa è la caligine, la nebbia, la tenebra o l’ignoranza in cui entra chi cerca la tua faccia quando oltrepassa tutta la scienza e il concetto, al di qua della quale il tuo volto può essere trovato solo velatamente. E questa caligine rivela che qui si trova il volto al di sopra di tutti i veli”. 

Marsilio Ficino torna sul tema in occasione di un banchetto organizzato da Lorenzo de’ Medici per onorare Platone. Nel Commento al Simposio di Platone, scritto nel 1468, si legge che il volto di Dio si riflette negli angeli, negli uomini e nel mondo. Il volto dell’uomo stesso si può considerare lo schema di riferimento dell’intero universo, materiale e spirituale.

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Proprio su questo concetto Michelangelo imposta la propria riflessione sul valore del volto come riverbero della bellezza divina. A differenza dei due filosofi, Michelangelo si accosta allo stesso argomento esprimendo i suoi concetti non in prosa ma in versi, come quelli che ha dedicato nel 1534 a Tommaso Cavalieri:

“Veggio nel tuo bel viso, signor mio, / quel che narrar mal puossi in questa vita: / l’anima, della carne ancor vestita, / con è già più volte asceso a Dio […] / A quel pietoso fonte, onde sian tutti, / s’assembla ogni beltà che qua si vede / più ch’altra cosa alle persone accorte…”

In questi versi, l’armonia del volto subito rimanda alla superba beltà che alberga in Dio e che traspare dal viso di chi si ama.

Michelangelo, Sibilla con incisivo centrale
Michelangelo, Sibilla con incisivo centrale

Una così profonda attenzione alle tematiche del volto ha avuto immediati riflessi sui visi dipinti nel Giudizio Universale. Durante i restauri ci si è accorti che le figure demoniache dipinte dal Buonarroti avevano tutte una particolarità anatomica:la presenza di un incisivo centrale al posto dei due mediali superiori. Molti sono gli esempi facilmente verificabili nell’affesco, a cominciare dal diavolo, in penombra nella grotta, che mostra il volto, con la bocca spalancata. Nella visione dell’artista, dunque, alla disarmonia corporea corrisponde quel disordine interiore che è negazione stessa di Dio. Gli individui così strutturati, perciò, erano lontanissimi dalla bellezza della grazia divina. Per questo il loro viso non poteva ripetere le forme armoniche degli altri ma doveva mostrare la loro appartenenza al regno buio dell’inferno.

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L’incisivo asimmetrico non è però una novità del Giudizio Universale: l’artista lo aveva utilizzato già negli affreschi della volta della medesima cappella con un significato diverso, dal momento che caratterizzava un’umanità precedente la rivelazione, rappresentata, per esempio, dalla Sibilla delfica o dal Giona. Ma con il Giudizio, l’anomalia anatomica indica una condizione ben più grave: quella del male. In questo modo, Michelangelo fornisce tutta la gamma della condizione negativa, espressa, al massimo grado, dai volti deformi e caricaturali dei demoni  e delle anime attanagliate dal peccato.

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