Meraviglie di epoca classica: il Galata Morente e il Galata Suicida

a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale

I grandi artisti che si dedicarono alla scultura come Michelangelo Buonarroti, Gian Lorenzo Bernini e Antonio Canova, ebbero certamente un punto di partenza comune: le grandi opere di epoca greca e romana, tra cui occupano una posizione privilegiata i capolavori del Galata Morente e del Galata Suicida.

Le due opere, di raffinata esecuzione, sono verosimilmente copie romane di originali greci e furono rinvenute nei giardini di Villa Boncompagni Ludovisi al Quirinale, andata distrutta alla fine dell’800 per consentire la realizzazione del nuovo assetto viario dell’intera zona. Fu però salvata la ricca collezione della famiglia, di cui i Galati facevano parte. La villa insisteva sull’area degli antichi Horti di Sallustio, appartenuti in precedenza a Cesare, così che  appare verosimile ritenere che le due opere siano state presenti a Roma fin dai tempi di quest’ultimo.

Le due statue sono magistralmente modellate nel marmo ed è molto probabile che siano le copie degli originali bronzei che facevano parte del grandioso donario che nel 223 a. C. il sovrano Attalo I commissionò per celebrare la sua vittoria sui Galati (il nome che i Greci attribuivano ai Celti, invasori dell’Asia Minore), per essere posto sull’Acropoli di Pergamo e precisamente nel santuario di Atena Nikephòros.

Leggi anche  La "Pietà" di Michelangelo Buonarroti: "tutto il valore et il potere dell'arte"

Se quindi i Galati per i Greci erano i Celti, per Cesare ben potevano rappresentare i Galli, le genti del nord Europa che tanto lo avevano impegnato in battaglia fino alla loro definitiva sconfitta. Ecco quindi che Cesare potrebbe aver richiesto la realizzazione delle due opere per celebrare e ricordare la trasformazione della Gallia in provincia romana.

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

La scultura del Galata Morente raffigura, con grande pathos, un Galata ferito, del quale vengono messi bene in evidenza gli attributi: scudo, torques al collo, nudità del corpo, ciocche di capelli scompigliate e baffi. La ferita che provocherà la morte dell’uomo è ben visibile ed indica la volontà precisa dell’artista di rappresentare il guerriero esattamente nell’ultimo istante di resistenza al dolore, invano. Il Galata è semisdraiato su un plinto di forma ovale, la gamba sinistra è leggermente allungata, mentre quella destra è flessa, solo il sostegno del braccio destro garantisce l’equilibrio della scultura – il sinistro è infatti piegato con la mano appoggiata sulla coscia – così come il torso, ruotato verso destra. E’ una “fotografia” del guerriero fermato esattamente nell’istante che precede un ultimo disperato attacco, elemento che ne accentua la suggestione realistica, sottolineata anche dal volume arrotondato della schiena.

Leggi anche  Giotto ad Assisi: le storie di San Francesco

Galata-morente_particolare

La testa è piegata verso il basso in segno di resa e rassegnazione al proprio destino; il volto è scolpito con un’accuratezza che ne palesa l’estrema sofferenza come anticamera della morte, una sofferenza che è però affrontata con coraggio, con la dignità di un guerriero sconfitto ma non piegato, allegoria della capitolazione di un popolo che ha lottato fino all’ultimo per la propria indipendenza, tanto per i Galati quanto per i Galli.

galata suicida

Ancora più straziante è però forse il Galata Suicida. Qui il guerriero è raffigurato mentre sferra l’ultimo colpo e lo fa verso se stesso, piantandosi la spada nel petto e volgendo lo sguardo verso l’alto con espressione concentrata e determinata a proseguire fino in fondo la sua azione.  Poco prima aveva ucciso una donna – solitamente identificata con la moglie – che lascia cadere a terra, ritratta mentre si accascia morente. Gesto assai nobile per gli antichi era infatti quello di porre fine alla propria esistenza pur di non essere catturati dal nemico. A terra restano lo scudo ovale e il fodero della spada, ormai abbandonati. La posizione del guerriero e quello della moglie sono calcolate dall’esecutore in modo da prevedere un movimento quasi rotatorio culminante nel braccio sollevato con la spada. Il gruppo prevedeva quindi diversi punti di vista, come avveniva spesso nella scultura ellenistica a cui Bernini si ispirerà certamente, molti secoli più tardi, nelle realizzazioni dei gruppi scultorei di Galleria Borghese.

Leggi anche  Antonio Canova e il ritratto di Paolina Bonaparte Borghese

Galata suicida particolare

I due Galata, nati quindi molto probabilmente insieme, sono invece oggi separati perché non più esposti al pubblico in un unico museo: il Galata Suicida si trova a Palazzo Altemps, mentre il Galata Morente ai Musei Capitolini. Una curiosità: durante la campagna napoleonica in Italia, nel 1797, il Galata Morente fu portato a Parigi per volontà di Napoleone, salvo poi ritornare a Roma nel 1815 per essere, da quel momento, esposto dove ancora oggi è conservato.

RIPRODUZIONE RISERVATA