Medioevo miracoloso: il restauro delle icone tra devozione e fede

Di Laura Corchia

Ci sono pervenute molte immagini risalenti ai primi anni del Cristianesimo. Nella maggior parte dei casi, si tratta di piccole icone a carattere devozionale. Sebbene molto frammentarie, gravemente danneggiate e recanti numerosi rifacimenti, queste immagini sono arrivate fino a noi perché considerate miracolose e dunque degne di essere conservate. Si tratta per lo più di raffigurazioni della Vergine, databili tra il V e l’VIII secolo e particolarmente presenti a Roma.

Ne citiamo alcune: la Madonna della Clemenza in Santa Maria in Trastevere, la Madonnadel Pantheon, la Madonna di Santa Maria Maggiore.

La Madonna della Clemenza raffigura, tra due angeli in piedi dietro al trono, la Vergine con gli attributi di Regina che tiene sul grembo il Bambino. In basso rivolto verso lo spettatore, come anche gli altri personaggi, la figura di un pontefice in ginocchio davanti alla Vergine. Ai fini della datazione della tavola è piuttosto trascurabile l’identificazione del pontefice, in quanto ben poco rimane della figurina in adorazione, ma valgono altri elementi: intanto è rilevante notare come l’immagine del pontefice abbia un diverso tipo di stilizzazione nei confronti dell’intera tavola; si tratta di una figura autonoma rispetto a tutto il resto. Verrebbe il dubbio che sia stata aggiunta, ma questo non è possibile perché è eseguita con la medesima tecnica. Questo è prova che la tavola riprende un prototipo più antico (forse i mosaici di Santa Maria Maggiore). La datazione della tavola viene quindi dallo stile della figura del papa, autonoma rispetto a tutto il resto, che consente una collocazione cronologica tra la fine del VI secolo e la prima metà del VII.

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Di notevole interesse è la Madonna col Bambino (V-VI sec.) conservata nella chiesa di Santa Maria Nova ed eseguita con la tecnica dell’encausto su lino. L’immagine era stata oggetto di diversi restauri effettuati nel corso dei secoli e, nel 1972, si decise di eliminare tutti i rifacimenti per riportare alla luce lo strato pittorico più antico, rappresentato da solo due frammenti del volto della Madonna e di quello del Bambino. La testa di Maria è in ottimo stato: alta circa 40 cm fa pensare che appartenesse a una figura monumentale. I due frammenti pittorici sono applicati su una tela che in origine era servita per l’intera icona. Probabilmente a causa di un deterioramento (incendio del 1200?) le due teste sono state ritagliate dalla tela ed incollate sulla nuova tavola, dove un pittore toscano del XIII secolo avrebbe completato l’immagine secondo l’iconografia della Vergine Odyghitria.

Sono pochi gli elementi dell’icona originale per poter ricostruire la sua configurazione d’insieme; non si sa se la Vergine fosse seduta o in piedi, quale fosse la posizione delle sue mani o come fosse seduto il Bambino. L’unico punto fermo è che la testa del Bambino è rivolta verso la Madre. Il viso di Maria è allungato, con grandi occhi a mandorla e la bocca piccola, il naso lungo e stretto, la fronte bassa e coperta da un velo che appiattisce la testa. La tecnica esecutiva e l’iconografia dei volti riconducono quest’immagine all’arte tardoantica della ritrattistica sepolcrale di ambiente egiziano e fanno assumere al dipinto un aspetto più antico in confronto ad icone della stessa epoca.

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Probabilmente erano considerati di grande interesse devozionale e pertanto si faceva di tutto per consentire l’uso costante.

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