Marc Chagall, segni e colori dell’anima

di Laura Corchia

“Mio padre aveva gli occhi azzurri, ma le sue mani erano piene di calli. Egli lavorava, pregava e taceva. Osservai le mie mani. Erano troppo delicate… Dovevo cercare un’occupazione che non mi costringesse a voltare le spalle al cielo ed alle stelle e che mi consentisse di trovare il senso della mia vita”. Con queste parole, Marc Chagall racconta la sua vocazione per l’arte, una passione per la pittura nata in tenerissima età.

Maggiore di sette fratelli, nasce nel 1887 a Vitebsk,un paesino allora facente parte dell’Impero Russo. Il padre è un commerciante di aringhe e nelle opere dell’artista ritorna spesso il felice periodo dell’infanzia. Capre, galli, mucche, uccelli, maiali, cavalli, pesci, cicogne e vacche sono gli animali che lo accompagnano fin dall’adolescenza e che compaiono spesso nei suoi dipinti. Il nonno è un macellaio e, secondo la religione ebraica, uccide le bestie per sacrificarle. “Tu, piccola mucca, nuda e crocefissa, tu sogni in Paradiso. Il coltello lampeggiante ti ha fatto salire in cielo”. 

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Marc Chagall, Autoritratto, 1968

La sua formazione in campo artistico ha origine nel 1906 e l’anno successivo si trasferisce a San Pietroburgo, dove frequenta l’Accademia di Russa Belle Arti. Rimane in città fino al 1910, nonostante la difficile condizione in cui vivono gli ebrei.

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Nel 1911 si trasferisce a Parigi e si stabilisce a Montparnasse, dove entra in amicizia con Apollinaire, Delaunay e Léger. Con lo scoppio della guerra, rientra a Vitebsk e, negli anni successivi, si sposta a Mosca e Berlino.

Nel frattempo, ha sposato l’adorata Bella, donna che sarà la sua musa e la compagna di una vita.

Marc Chagall, Bella e Ida alla finestra, 1916
Marc Chagall, Bella e Ida alla finestra, 1916

Durante l’occupazione nazista in Francia, Chagall si trasferisce a Marsiglia e, da lì, fuggono in Spagna e in Portogallo. Nel 1941 si imbarcano per gli Stati Uniti e, due anni dopo, ritornano in Francia.

Bella muore nel 1949. Così l’artista racconta la dolorosa esperienza: “Poi, a un tratto, un rombo di tuono, le nuvole si aprirono alle sei di sera del 2 settembre 1944, quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebre”. 

L’artista sprofonda in una terribile depressione e ne esce solo quando incontra Virginia Haggart, dalla quale ha un figlio. Sposa poi in seconde nozze Valentina Brodsky, con la quale scopre la Grecia. Muore a 97 anni, il 28 marzo 1985.

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Marc Chagall, la fidanzata dal volto blu, 1932-60
Marc Chagall, la fidanzata dal volto blu, 1932-60

Nell’arco della sua lunghissima carriera artistica, Marc Chagall conosce un successo ed un apprezzamento di pubblico enormi. Questo perché è stato un artista che ha dipinto usando la parte più nobile del proprio animo: “Bisogna lavorare sul quadro pensando che qualcosa della propria anima entrerà a farne parte e gli darà sostanza. Un quadro deve fiorire come qualcosa di vivo. Deve afferrare qualcosa di inafferrabile: il fascino e il profondo significato di quello che ci sta a cuore”. Lontano da ogni accademismo, fa parte di quel ristretto gruppo di artisti indipendenti, curioso osservatore della novità e capace di una sintesi originale tra le proposte avanguardiste e la propria concezione del fare arte: “Lo stile non è importante. Esprimersi lo è. La pittura deve avere un contenuto psicologico. Io stronco sul nascere ogni mio impulso decorativo. Attenuo il bianco, amalgamo il blu con mille pensieri. La psiche deve trovare la propria via nei dipinti”. 

Nei suoi lavori si è ispirato alla vita popolare della Russia, all’amore e al circo: “Per me il circo è uno spettacolo magico che passa e scompare come un mondo. I clown, le cavallerizze, gli acrobati fanno parte del mio immaginario perché i loro colori e le loro maschere mi trasportano verso altre deformazioni psichiche che sogno di dipingere” . Il suo mondo poetico è profondamente intriso di una fantasia che si ispira alla fiaba e al giocoso mondo dei bambini, dove tutto è felicità e spensieratezza. Nelle sue opere non c’è posto per i drammi della vita, ma per una smagliante felicità espressa attraverso il colore.

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“Eccomi, ci sono! E’ la mia città, la mia tomba… Qui mi schiudo come il fiore del tabacco, al ritmo delle sere e delle notti…lavoro”.

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