L’ornamento: elogio del capriccio e del bizzarro

Di Laura Corchia

Nel continuo variare e rinnovare le soluzioni formali e semantiche, la Maniera, prendendo a prestito dalla poesia la nozione di licenza, ricerca una libertà capace di arricchire l’invenzione e, per raggiungere una esuberante espressione, si rivolge all’ornamento. Svincolato dai dettami del soggetto testuale, l’ornamento offre un campo aperto al bizzarro e al capriccioso, ossia a forme insolite e associazioni paradossali, che possono spingersi fino alla stravaganza. Tuttavia, anche la bizzarria e la fantasia devono sottostare ad alcuni criteri. Così, anche le figure più sorprendenti risultano essere una combinazione di elementi naturali, come le chimere ad esempio.

La dimensione del bizzarro ricorre spesso a figure simboliche e a geroglifici, alla cui difficile interpretazione si misura con diletto il pubblico più sapiente. Nella cultura manierista, la straordinaria inventiva degli artisti è evidente nella loro capacità di costruire un lessico dalle infinite variabili atto a decorare qualsiasi suppellettile o supporto, dagli oggetti di oreficeria fino a interi ambienti architettonici.

Grottesche della scuola di Raffaello, Loggetta del cardinal Bibbiena, Palazzi apostolici, Vaticano
Grottesche della scuola di Raffaello, Loggetta del cardinal Bibbiena, Palazzi apostolici, Vaticano

Principio fondamentale di questo linguaggio figurativo è la metamorfosi. Candelabri vegetali da cui sbocciano figure zoomorfe o antropomorfe, a scapito di ogni ordine naturale e legge di gravità, possono in tal senso imporsi quale fondamento del sistema di decorazione parietale di maggior fortuna dell’epoca: le grottesche. L’andamento a racemi e i mostri meravigliosi che nascono dai loro fiori, pur memori dei marginalia della miniatura medievale, trovano la loro giustificazione umanistica nell’esempio della pittura antica, riscoperta alla fine del Quattrocento nelle “grotte”, ossia le sale interrate della Domus Aurea. Con Raffaello e la sua scuola, l’ “invenzione” delle grottesche raggiunse il vertice massimo, facilitato anche dal ritrovamento dell’antica tecnica dello stucco. Questo schema poteva fare da cornice ad innumerevoli scene sacre e profane, come dimostra la decorazione delle Logge Vaticane e della loggia di Villa Madama. Il linguaggio delle grottesche conosce uno straordinario sviluppo in Italia e, come una pianta rampicante, invade le pareti di palazzi, ville e, talvolta, edifici sacri. Esce poi dai confini dell’Italia grazie all’incisione, alle ceramiche, agli smalti, ai tessuti, alle armature e alle oreficerie.

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Proprio nel campo dell’oreficeria, il principio della metamorfosi si impone come fondamento operativo, atto a generare nuove forme e a trasformare la materia. Artisti come Giulio Romano, Rosso Fiorentino o Francesco Salviati lasciano per qualche istante da parte il pennello e si cimentano con progetti di raffinate saliere, acquamanili, bacili e vasi, riprendendo l’idea di associazioni composite tra il vegetale, l’animale e l’antropomorfo. Alla lavorazione dei metalli si associa poi la lavorazione di pietre dure, cristalli di rocca, coralli, uova di struzzo e bezoari, ossia concrezioni di mammiferi marini. La compenetrazione tra natura e artificio si fa ancor più inestricabile con il calco dal vivo di insetti, conchiglie, crostacei, piccoli rettili e mammiferi.

Benvenuto Cellini, Saliera
Benvenuto Cellini, Saliera

La mutevolezza delle forme investe le feste e le strutture effimere: dalle tavole dei banchetti, dove gli alimenti sono rimodellati in figure allegoriche o naturalistiche come vere e proprie sculture, fino alle piazze urbane dove, in occasione di feste e tornei, vengono collocati animali giganteschi, montagne incantate, animati dal movimento di segreti meccanismi. Il teatro, soprattutto alla corte medicea, fa ampio ricorso a scene mutevoli e a sorprendenti e veloci cambi di scenografia, passando da paesaggi idilliaci a voragini infernali, grazie a complesse macchine sapientemente nascoste.

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Grotta del Buontalenti
Grotta del Buontalenti

Altro luogo di infinite meraviglie è poi il giardino, dove le pietre si tramutano in meravigliosi mostri e dove è possibile rifugiarsi in splendide grotte artificiali, tra ludici giochi d’acqua e strabilianti incrostazioni parietali fatte di spugne, conchiglie e sassi di fiume. L’immagine della grotta evoca un mondo segreto, magico. Entrare in questo mondo è come addentrarsi nella madre terra, in cui il concetto del tempo si annulla. La grotta è il luogo in cui ricreare un mondo fantastico, come nel caso di quella fatta costruire da Alexander Pope a Twickenham, una vera e propria stanza delle meraviglie in cui come una macchina catriottica si riflettevano sulle pareti tutte le scene esterne del giardino.

 

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