Lo zodiaco simbolo del tempo nei cicli astrologici medievali

di Selenia de Michele

Nel Medioevo occidentale coesistevano due atteggiamenti nei confronti della tradizione astrologica pagana: da una parte, soprattutto a partire dalla “rinascenza carolingia”, i testi venivano recuperati, ricopiati, miniati e conservati nelle biblioteche dei maggiori monasteri europei; dall’altra c’era il tentativo di “cristianizzare” il cielo con l’istituzione dell’equivalenza tra i dodici segni zodiacali e gli apostoli o i personaggi biblici. Fu proprio nelle chiese che si ebbe durante il Medioevo la maggiore diffusione di immagini astrologiche con intenti didascalici o etici, dalle decorazioni dei pavimenti e dei portali ai primi esempi di strutture a calendario affrescate all’interno: cicli che raffigurano soprattutto l’associazione dei Mesi dell’anno con i segni zodiacali secondo la tradizione iconografica diffusa dai calendari manoscritti. Nei pavimenti romanici a mosaico ricorrono le immagini a calendario, spesso realizzate in bianco e nero come nei mosaici classici o nelle illustrazioni a penna dei manoscritti.

Mese di Settembre pavimento di Otranto

E’ del XII secolo il mosaico policromo della Cattedrale di Otranto. Qui i lavori dei Mesi e i segni relativi compongono, insieme con altre raffigurazioni (tratte dalla Bibbia, dalle leggende bretoni e dai bestiari), una struttura ad albero che è una sorta di enciclopedia per immagini del sapere medievale. Questi cicli venivano infatti concepiti come sunti del patrimonio letterario, storico e scientifico: presentavano quindi programmi decorativi in cui storie bibliche o saghe di matrice letteraria venivano poste accanto alle personificazioni dei Mesi e alle immagini zodiacali. L’intento era didascalico: le immagini hanno una sistemazione che è quasi “impaginazione” come un grande codice illustrato destinato a un pubblico vasto e non necessariamente colto.

Leggi anche  “Confessione”: la bellissima poesia di Charles Bukowski

L’immagine dello Zodiaco associato alle personificazioni dei Mesi o alle raffigurazioni con i lavori pertinenti raggiunse la massima diffusione con le decorazioni scultoree, collocate di solito sulle facciate delle chiese. La presenza di questo elemento di origine profana nell’ambito di uno spazio sacro cristiano veniva sostenuta dai teologi medievali: Vincenzo de Beauvais nello Speculum doctrinale, dopo aver elencato i lavori da compiere in ogni mese, li definiva come dovere assegnato all’uomo da Dio. L’inserimento delle immagini zodiacali era quindi un completamento iconografico dettato dall’insegnamento etico. Questo tipo di decorazione fu introdotto in Italia da Benedetto Antelami che realizzò il ciclo del Battistero di Parma. E’ il primo ciclo scultoreo in cui viene presentata l’associazione Mesi – Zodiaco.

Venceslao_Gennaio_Castello_Buonconsiglio_Trento_c1400

Il primo ciclo zodiacale dipinto fa parte del complesso di affreschi che decora l’Oratorio di San Pellegrino a Bominaco, presso l’Aquila, datato 1263. Il ciclo si inserisce in una serie di immagini sacre con scene cristologiche. Il Calendario con le immagini dei segni zodiacali e le personificazioni dei Mesi vede sottolineati i giorni dedicati alle festività e alle ricorrenze dei santi. Il calendario è costituito secondo una successione che alterna la personificazione del mese con l’elenco dei giorni (le feste sono segnate in rosso) sormontato dal relativo segno zodiacale. Si tratta della prima struttura a calendario parietale dell’arte italiana: una tipologia che presenterà le realizzazioni più importanti nei due secoli successivi.

Leggi anche  Il restauro nel Medioevo: trasformazioni e modi d'uso delle immagini

Il ciclo della Torre dell’Aquila a Trento fu dipinto intorno al 1400. Le immagini ripartite in dodici sezioni su cui campeggia la dizione del relativo segno zodiacale, riflettono la ricca produzione dei “Libri d’Ore” miniati. L’accento è qui posto non sul lavoro ma sullo svago, appannaggio dell’elite cortese.

La struttura a calendario fu adottata anche nell’arazzeria come attesta il ciclo dei Mesi, conservato nel Museo Sforzesco di Milano, che prende il nome dal committente Gian Giacomo Trivulzio. Il ciclo presenta degli elementi iconografici fissi: gli stemmi lungo il bordo, il Sole a sinistra in alto, il segno zodiacale a destra, l’impresa e il motto del Trivulzio al centro. La composizione è focalizzata sulla personificazione del Mese, rappresentato in piedi o su un trono mentre attorno si svolgono azioni dalla narrazione veloce e descrittiva.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA