Le catacombe di San Gennaro, il fascino della Napoli sotterranea

di Chiara Riccelli

Ci troviamo a Napoli, città intrisa di cultura millenaria e in continua trasformazione, nonostante il tessuto urbano abbia vissuto costanti cambiamenti ciò non ha spazzato via il suo passato. Napoli città costruita a strati, conserva ancora le sue fondamenta  che  è possibile ammirare immergendosi così nel suo passato.
_0004_CATACOMBE-DI-SAN-GENNARO-BASILICA-MAIOR                                                                                                                         Basta addentrarsi nel suo sottosuolo per riscoprire il contrasto tra sacro e profano che da sempre costituisce il fascino immenso di questa città.                                                                                                                                                  I percorsi sotterranei che permettono di conoscere le origini e l’evoluzione di Napoli sono molteplici, ognuno di questi con proprie caratteristiche e specifiche funzioni.                                                In particolare, recandoci presso il Rione Sanità, uno dei quartieri più antichi, è possibile addentrarsi in un luogo che rappresenta tutt’ oggi, a distanza di secoli, un simbolo religioso ed identitario: le catacombe di San Gennaro.                                                                                               L’ingresso alle catacombe è collocato attualmente nei pressi della Chiesa dell’Incoronata a Capodimonte, queste sono disposte su due livelli non sovrapposti, entrambi caratterizzati da spazi molto ampi; ciò è stato possibile dall’utilizzo del tufo giallo, una pietra vulcanica facilmente lavorabile e solida.                                                                       Il nucleo originario, situato al livello inferiore, si sviluppò intorno al II sec d.C., probabilmente si trattava di un sepolcro appartenente ad una famiglia gentilizia di cui non si hanno precise notizie.                       I lavori di ampliamento iniziarono intorno al IV secolo con la realizzazione di un vestibolo inferiore. Questa è una struttura uniforme e regolare con ambulacri che si ramificano in piccoli vani laterali e cubicoli definiti  le colombaie, e di  una basilica ipogea costruita per accogliere le spoglie del defunto vescovo Agrippino.       In seguito fu disposto che anche le spoglie di San Gennaro, fossero poste all’interno della catacomba inferiore. Data l’importanza di questo Santo per il popolo napoletano, di cui tutt’oggi è il protettore, da quel momento le catacombe diventarono un luogo di venerazione e di culto del martire. La sua tomba è stata individuata attraverso lo studio di un’omelia dell’VIII sec. e di un passo del Chronicon dei vescovi di Napoli, in cui risulta che la tomba era in un cubiculum, identificato in quello al di sotto della basilica dei vescovi.

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Affresco nelle catacombe di San Gennaro: la piccola Nonnosa (al centro) tra la madre Ilaritas (a sinistra) ed il padre Theotecnus (a destra).
Affresco nelle catacombe di San Gennaro: la piccola Nonnosa (al centro) tra la madre Ilaritas (a sinistra) ed il padre Theotecnus (a destra).

                                                                                                                            Al livello soprastante, la catacomba superiore ha visto un esponente sviluppo a seguito della traslazione dei resti del Santo protettore presso le catacombe, esempio  di questa espansione è la Basilica dei Vescovi, una vasta sala ipogea, scavata nel V secolo che fu dedicata alla memoria dei primi quattordici vescovi di Napoli così come testimonia l’ampio affresco (un vero e proprio catalogo figurato) che fu realizzato nella volta a botte sottratta al tufo.                                       L’impianto decorativo fu individuato da G. A. Galante nel 1888 attraverso un fitto lavoro di ricomposizione dei frammenti ancora presenti e della lettura del “Chronicon Episcoporum Neapolitanorum” (IX secolo), più antica fonte per la storia della Chiesa di Napoli. Di questo ampio affresco oggi è visibile solo l’immagine dell’incipit, e cioè il clipeo in cui è raffigurato il vescovo Asprenas, primo vescovo della comunità napoletana. A Galante si deve anche l’intuizione dell’esistenza di un ambiente sul lato occidentale della Basilica, allora ancora inaccessibile, e che circa un secolo dopo sarebbe stato ispezionato, rivelando la splendida “Cripta dei Vescovi”. La volta del vestibolo della catacomba superiore presenta uno dei più interessanti cicli pittorici dell’arte paleocristiana, prefigurando uno dei primi momenti iconografici catechetico-didascalici del mondo cristiano. Qui sono, raffigurate le pitture più antiche (fine II sec. – III sec) che offrono, al pari di ciò che accadrà di lì a breve anche nelle catacombe romane, splendide evocazioni, simboli, e raffigurazioni bibliche ispirate all’Antico e Nuovo Testamento. Le catacombe costituiscono un fondamentale patrimonio culturale per la città e che sempre più attira gli sguardi curiosi dei visitatori, i quali assistono ad uno spettacolo unico nel suo genere.

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