Jean-Honoré Fragonard: uno spirito tutto fuoco ed aria

di Selenia De Michele

Jean-Honoré Fragonard nacque a Grasse nel 1732; il padre era un assistente guantaio. Sei anni più tardi la famiglia si trasferì a Parigi e all’età di 16 anni il padre gli procurò un impiego presso un notaio il quale, resosi conto della reale predisposizione del ragazzo, suggerì ai genitori di metterlo a bottega presso un pittore. Dopo una prima esperienza con Francois Boucher, il ragazzo fu preso da Chardin il quale gli insegnò gli elementi fondamentali della tecnica. Successivamente Boucher assunse il ragazzo per i quattro anni di apprendistato al termine dei quali lo esortò a partecipare al Prix de Rome, concorso che Fragonard vinse. La vittoria gli permise a questo punto di iscriversi nel maggio del 1973 all’Ecole Royale des Eleves Proteges che permetteva agli artisti di specializzarsi nella pittura di storia, considerata il genere più alto cui poter aspirare, e di affrontare il tirocinio all’Accademia francese a Roma. Nel 1754 gli venne offerto un posto all’Accademia ma egli preferì lavorare un altro anno prima di partire per l’Italia. A questa data l’artista doveva godere già di una certa fama tanto che alcuni sacerdoti della sua città natale lo incaricarono di dipingere “Il Salvatore che lava i piedi agli Apostoli” per la cappella della Confraternita dello Spirito Santo a Grasse. Con i soldi ricavati da questo incarico si recò a Roma dove, accanto agli studi accademici, si impegnò a copiare i dipinti barocchi romani e a realizzare schizzi dei panorami dei dintorni dell’Urbe. I progressi furono così notevoli che il soggiorno presso l’accademia venne prolungato. Alla fine dell’anno giunse a Roma il giovane e ricco abate di Saint-Non che divenne uno dei suoi più grandi ammiratori e protettori. Difatti trascinò l’artista in un lungo giro per l’Italia con soggiorni a Tivoli, Napoli e Venezia dove studiarono le opere d’arte e fecero schizzi del panorama. Il 30 marzo 1765 Fragonard sottopose diversi paesaggi ed un quadro a soggetto storico “il sacrificio di Callirhoe” all’Accademia che lo accettò come “associè”. Il dipinto storico fu immediatamente acquistato per la Corona di Marigny e ciò gli fruttò un atelier ufficiale al Louvre. Seguirono altre commissioni reali per la decorazione del Louvre e del castello reale di Bellevue; tuttavia a partire dal 1767 l’artista abbandonò il genere storico per dedicarsi a quadri di soggetto minore e paesaggi richiesti da committenti privati. Al 1769 risale il matrimonio con Marie Anne Gerard e l’anno seguente vendette i suoi dipinti all’influente M.me du Barry la quale gli commissionò quattro grandi quadri sul tema del risveglio dell’amore nel cuore di una fanciulla per la decorazione del suo nuovo padiglione di Louveciennes. Quando i dipinti furono terminati M.me du Baarry li rifiutò a favore delle opere di Vien che considerò più alla moda. All’autunno del 1773 risale un secondo viaggio in Italia al ritorno dal quale la cognata quattordicenne Marguerite Gerard venne ad abitare presso di loro a Parigi. Questo evento fu di notevole importanza per l’artista che si innamorò profondamente di lei facendola diventare la sua musa ispiratrice degli anni del declino. Allo scoppio della Rivoluzione Francese l’artista si trovò privo di mecenati e nel 1790 si ritirò a Grasse. Nel 1791 mandò suo giglio come apprendista presso J. L. David e, tramite l’amicizia dell’influente pittore ottenne diverse cariche ufficiali dal governo. Durante gli ultimi anni la sua attività pittorica si ridusse notevolmente: i suoi soggetti ed il suo stile mal si adattavano ad esprimere i sentimenti repubblicani e neoclassici di quel periodo. Alla sua morte nel 1806 furono in pochi a commentarne la scomparsa.

La mosca cieca, 1773-76
La mosca cieca, 1773-76

Il catalogo delle opere di Fragonard comprende non meno di 550 pezzi; i suoi disegni ammontano a 1400 certi, in quanto si ritiene che quelli risalenti al primo soggiorno in Italia siano andati perduti. Questo eccezionale corpus comprende dipinti di carattere storico e religioso, pitture di genere, scene di vita domestica, “fetes galantes”, paesaggi, ritratti e copie degli antichi maestri. La sua natura era estremamente solare; i soggetti tragici sono quasi completamente assenti dalla sua opera, il suo spirito era “tutto fuoco ed aria” come non mancò di sottolineare Natoire, il capo dell’Accademia francese di Roma.  Un concetto erroneo da smentire è quello che vede Fragonard come pittore di soggetti erotici e di suggestive scene di boudoir. Colpevole di tale reputazione è probabilmente una delle sue opere più famose “Les hazards heureux de l’escarpolette” che in realtà fu una commissione isolata accettata in un momento in cui l’artista era privo di denaro. Un passo nel diario dell’attore Charles Collè chiarisce maggiormente la situazione; si legge che il barone Saint-Julien si era rivolto al pittore Doyen affinché dipingesse la sua amica che si dondolava su un’altalena spinta da un vescovo mentre il barone, nascosto fra i cespugli, osservava la gonna ondeggiante e le gambe in movimento della fanciulla. Doyen, noto pittore di soggetti religiosi, si scandalizzò della richiesta e lo inviò da Fragonard il quale accettò la commissione. Che neanche Fragonard fosse contento della commissione lo suggerisce la maniera insolitamente rigida della pittura e la tavolozza estremamente convenzionale che sembra voler privare l’opera, per quanto possibile, di qualsiasi rapporto con il mondo reale ed isolarla. Ciò nonostante sarebbe assurdo pensare che Fragonard non abbia mai dipinto soggetti erotici che tuttavia sono relativamente rari. Il fatto che a volte fossero scelti come soggetti si spiega essenzialmente alla povertà in cui si trovò in alcuni momenti della sua vita.
Nella sua opera si nota la grande influenza che il maestro Boucher esercitò sull’allievo: Boucher era solito, ogni mattina,  esaminare i saggi accademici eseguiti dagli allievi il giorno precedente e firmare il migliore di modo che l’alunno potesse venderlo come opera del maestro e guadagnare così un pò di denaro. Nel caso di Fragonard vi sono opere eseguite alla maniera di Boucher , come, cupidi che giocano, scene della storia di Venere e simili, così vicine allo stile del maestro da essere state effettivamente attribuite a lui. Si pensi alla “mosca cieca” e all’”altalena”, soggetti che diverranno particolarmente cari all’artista che ne realizzò diverse variazioni durante tutta la sua carriera.

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Les hazard heureux de l'escarpolette, 1767-69
Les hazard heureux de l’escarpolette, 1767-69

Di ritorno da Roma la più grande aspirazione di Fragonard era quella di diventare un pittore di storia; mentre era nell’Urbe passò quasi un anno lavorando ad una copia da Pietro da Cortona, il pittore dis toria più ammirato della scuola romana e il primo quadro al quale lavorò per garantirsi l’ammissione all’Accademia era appunto di soggetto storico, salvo abbandonare il genere subito dopo, finendo anche per cessare di esporre al Salon ufficiale.  L’effetto del secondo viaggio a Roma fu completamente diverso : tutti i disegni di paesaggi si tradussero in una serie di scene italiane, vedute a volte di parchi, a volte di antiche rovine, accompagnate da gruppi di sofisticate figure che giocano sullo sfondo. Da allora il tipo del paesaggio italiano fornì gli sfondi per la sua versione personale delle “fetes galantes”. Nella sua produzione, soprattutto all’epoca in cui bisognava sbarcare il lunario, non mancano i ritratti, produzione che divenne più consistente con l’aumentare della sua fama.

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Indipendentemente dai ritratti e dalle scene di passione semi-erotiche ci sono due tipi di pittura che l’artista fece propri e sono quelli che nel complesso lo hanno reso famoso presso i posteri. Si tratta delle Fets galantes e delle scene domestiche e familiari. La “Fetes galantes” è un genere non facilmente definibile che trova origine nella Francia del diciottesimo secolo legata al teatro e alla commedia dell’arte italiana di cui le fetes galantes divengono strumento per trascrivere la triste poesia d’amore. Con Fragonard il genere si stacca completamente dal teatro per accostarsi ad una concezione idilliaca delle campagna i cui piaceri affascinavano molto i suoi contemporanei. Le emozioni dei suoi personaggi sono normali, familiari, i suoi innamorati scavalcano muri o sprangano porte contro gli inseguitori; in altri dipinti sono impegnati nei semplici piaceri della campagna; gli adulti partecipano a giochi da bambini come la mosca cieca ma vi partecipano con un tono sofisticato ed erotico. A questo genere appartenevano i dipinti commissionati da M.me du Barry, dipinti che furono rifiutati e che l’artista rifiutò di offrire a qualche altro mecenate, tenendoli per sè. Il motivo del rifiuto è facilmente immaginabile: il padiglione di Louveciennes fu uno dei primi edifici ad essere realizzato nel nuovo stile neo-classico: le tele di Fragonard dovevano sembrare decisamente superate per questo ambiente. La “Nuova modella” costituisce un punto di incontro tra le fetes galantes, le scene di passione e quelle di vita familiare di cui si occupò a partire dal 1780. Nell’opera una madre mostra il seno fresco e la gamba ben fatta della sua bella figlia, ancora adolescente, ad un pittore nella speranza che egli l’accetti come modella. Ad essere accentuato tuttavia non è la tensione erotica quanto il genuino rapporto umano tra madre, figlia e pittore.

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Abbiamo già detto che al momento della sua morte furono in pochi a mostrare cordoglio e Fragonard, dopo una carriera felice e piena di successi fu accantonato e dimenticato per lungo periodo. Ciò nonostante negli ultimi cento anni Fragonard è stato riconosciuto come uno dei più grandi artisti di uno dei più grandi periodi dell’arte francese. Musei e collezionisti si contendono i suoi lavori all’asta: basti da esempio per tutti: nel 1898 Pierpot Morgan comprò i quattro dipinti che M.me du Barry gli rifiutò per la cifra di 64.000 sterline. Diciassette anni dopo gli stessi furono rivenduti al signor Henry Clay frick per la somma di 205.500 sterline, cifra che fu nuovamente superata nel 1962 quando la National Gallery di Washinton pagò 880.000 dollari per uno solo dei quattro dipinti, “la lettrice”. Resta però ingiusto valutare solo in termini materiali: l’ultima parola è quella pronunciata dai Goncourt che, riassumendo il carattere del diciottesimo secolo francese, affermarono che tale periodo vide “solo due grandi poeti: entrambi erano pittori ed uno di essi era Fragonard”.

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