Il paesaggio visto con gli occhi di Gustav Klimt

di Laura Corchia

Tra il 1900 e il 1916 Gustav Klimt passa spesso le vacanze estive sul lago Attersee, a est di Salisburgo, insieme alla sua compagna Emilie Flöge. Il pittore si trova immediatamente a suo agio in questo ambiente lacustre, perché gli permette di riprendere il tema dell’acqua che così spesso appare nei suoi quadri di figura.

Nel corso dei suoi soggiorni, egli dipinge circa cinquanta paesaggi, che colpiscono per la prospettiva estremamente ravvicinata, quasi una messa a fuoco sulla superficie. Di volta in volta, i suoi occhi si posano sugli specchi d’acqua o sulle fitte boscaglie e il suo pennello traccia macchie di colore che sembrano voler invadere tutto il supporto. L’ordine in cui è suddiviso il paesaggio è sovvertito: l’orizzonte, molto rialzato, consente alla vegetazione e agli oggetti di invadere completamente la tela, secondo un procedimento inaugurato da Monet. L’effetto anche qui è di un tappeto prezioso, nel quale, i fiori, le piante, gli elementi pesistici, si sostituiscono alla ricca ornamentazione dei quadri allegorici. I motivi vegetali danno alla natura l’aspetto di un giardino curato. Ma la figura umana è assente, sostituita dalla bellezza e dall’armonia degli elementi del creato.

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Tuttavia Klimt non dipinge in studio ma “en plein air”, come gli impressionisti. Egli ama girare con una piccola cornice di avorio in tasca, attraverso la quale guarda il paesaggio provando e riprovando le inquadrature. Il colore è distribuito a piccoli tocchi separati, riprendendo la tecnica divisionista inaugurata da Seurat. Non vi è però la volontà di rendere l’effimero cambiamento degli elementi naturali al mutare della luce, ma la spasmodica ricerca di nuove soluzioni e di nuovi motivi formali. A tal fine si dota anche di un binocolo da teatro, che avvicinando i dettagli permette come risultato finale quel “tutto a fuoco” così caratteristico delle sue opere. Lo scopo è quello di rendere l’immagine più statica e di fissare gli elementi fitomorfici in un’atmosfera ferma e bloccata. Klimt dipinge una natura congelata, immersa in un attimo senza tempo. In questi soggetti non sentiamo circolare l’aria, non percepiamo la freschezza dell’erba o il tepore del sole.

Il formato, per lo più quadrato, riduce la vastità degli spazi a un elemento misurato e regolare. E se l’umanità è assente da questa trapunta sfavillante di colori, non altrettanto lo è lo spirito dell’artista, che sembra passare attraverso una sorprendente molteplicità di stati d’animo.

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Faggeto I è un olio su tela dipinto nel 1902. Il potenziale decorativo di gruppi di alberi aveva già attratto artisti come Monet e Van Gogh, che raffigurano più volte pioppi, ulivi e cipressi. Klimt, che del soggetto fornisce ben quattro versioni, offre allo sguardo dell’osservatore uno scenario puramente naturale, che invita al silenzio e alla contemplazione. Il pittore imposta la composizione sul contrasto tra linee verticali e orizzontali. Ogni fusto è diverso dall’altro per spessore, andamento e colore. I nudi tronchi danno l’impressione di ondeggiare, trasmettendo una sensazione di precarietà. L’orizzonte è segnato sul margine superiore della tela, ma l’impressione è quella di non avere punti di riferimento.

Gustav Klimt, Faggeto I, 1902

Giardino di campagna con girasoli (1905-1906) non lascia spazio al paesaggio. La superficie è completamente invasa da fiori, in un’esplosione di colori che trasmettono una visione caldeidoscopica. Pittore e spettatore sono immersi nella natura e la distanza con il soggetto è quasi annullata. Margherite, astri, erbe, fiori di campo e girasoli si contendono la nostra attenzione. Per realizzare quest’opera, l’artista ha sicuramente guardato al dipinto di soggetto analogo dipinto da Vuillard. La stessa scelta dei girasoli, del resto, può anche essere un chiaro omaggio a Vincent Van Gogh.

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Gustav Klimt, Giardino di campagna con girasoli, 1905-06

Orto con polli (1916) fu realizzato da Klimt due anni prima della morte. La superficie è organizzata in modo rigorosamente geometrico, con il sentiero centrale affiancato da due siepi. Questo ha solo la funzione di mettere in risalto i due volatili e di alleggerire un insieme che potrebbe apparire soffocante. Lo spazio brulica di foglie e di fiori, che si affiancano e si sovrappongono in modo quasi ossessivo. Questo dipinto andò bruciato con il resto della collezione Lederer nel rogo del castello di Immendorf. Ci resta una sua fotografia a colori, testimonianza di un interesse rivolto anche a creature umili, i polli.

Gustav Klimt, Orto con polli, 1916

 

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