Il mito di Atalanta tra Guido Reni ed Emanuele Luzzati

Di Laura Corchia

Figlia di Iasio e di Climene, Atalanta è una figura della mitologia greca narrata anche da Ovidio nelle Metamorfosi.

Il padre desiderava un maschio e, alla nascita della bambina, decise di abbandonarla sul monte Pelio. Impietosita, Artemide inviò un’orsa che la allattò e la allevò con amorevole cura. Qualche tempo dopo fu trovata da un gruppo di cacciatori che se ne presero cura.

Bellissima cacciatrice e abilissima nella corsa, Atalanta non intendeva sposarsi perché un oracolo le aveva predetto che una volta preso marito avrebbe perso le sue abilità.

Per accontentare il padre, che nel frattempo l’aveva riconosciuta, promise di sposare colui che sarebbe riuscito a batterla nella corsa. La posta in gioco era però altissima: i pretendenti che non ne fossero usciti vincitori, sarebbero stati uccisi.

Ippomene, innamoratosi perdutamente della fanciulla, decise di correre il rischio ricorrendo ad uno stratagemma. Durante la corsa, gettò per tre volte lungo la pista delle mele d’oro dotategli da Venere. Atalanta, attratta dai frutti, ingenuamente si fermò a raccoglierli, perdendo così la gara. Conquistata l’amata, Ippomene la condusse in un tempio dedicato a Cibele e la passione finalmente trionfò. Tuttavia, Venere, offesa, li trasformò in leoni perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra di loro.

Il mito di Atalanta ha ispirato tantissimi artisti e scrittori. In pittura, la fanciulla viene spesso rappresentata mentre si china a raccogliere i pomi lasciati cadere da Ippomene.

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Tra il 1620 e il 1625, Guido Reni esegue un dipinto raffigurante Atalanta e Ippomene. La scena è ambientata in un paesaggio notturno, in cui i colori del cielo si uniscono alle tinte del terreno, mettendo in risalto i due personaggi della storia. Atalanta e Ippomene hanno incarnati rosa pallido e indossano dei leggerissimi veli che ne coprono solo i genitali. Ippomene è colto in un movimento che ricorda un passo di danza, con un solo piede in appoggio e il braccio ripiegato verso il corpo. Anche Atalanta, colta nell’atto di chinarsi per raccogliere i frutti, poggia una sola gamba al suolo, mentre l’altra si libra in aria e incrocia quella dell’amato.

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Facendo un grosso balzo nel tempo, arriviamo nel Novecento. La figura di Atalanta ha ispirato un racconto di Gianni Rodari, corredato da illustrazioni di Emanuele Luzzati. La penna di Rodari tratteggia brillantemente questa figura mitologica, con uno stile fresco, leggero e divertente. Le esemplari illustrazioni di Luzzati si servono di colori forti e intensi per dare vita a figure fiabesche e ad atmosfere da sogno, dove la fantasia di ciascuno può trovare la propria dimensione.

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