Il Ciclo dei Mesi nel portale della Basilica di San Marco a Venezia

Di Pietro Perrino

Occorre premettere che la raffigurazione del ciclo dei Mesi affonda le sue radici nell’Antichità quando si utilizzavano elementi iconografici non solo religiosi ma anche legati all’agricoltura e alle tradizioni popolari[1]. Successivamente, in epoca medievale, prevarrà in modo specifico la rappresentazione dei mestieri legati a ciascun mese e quindi, in ambito iconografico si farà riferimento ai lavori dei Mesi.  Nell’Antichità il ciclo annuale ebbe non soltanto una fortuna iconografica rilevante, ma produsse anche risultati in ambito scientifico e poetico, risultati che sopravvissero nel Medioevo grazie ai dotti delle cattedrali e dei conventi che nelle loro opere ‘enciclopediche’ conservarono e tramandarono il sapere antico, copiato e tradotto in molteplici codici, alcuni dei quali giunti fino a noi.

Tra i cicli dei Mesi più interessanti in Italia v’è senza dubbio quello del portale maggiore della Basilica di San Marco a Venezia.

Venezia ha da sempre rappresentato un prezioso ponte tra Europa occidentale e parte orientale, favorendo di conseguenza rilevanti scambi culturali; la Basilica di San Marco ne è il perfetto esempio. Essa infatti mette in luce importanti affinità culturali di Venezia con l’Impero Bizantino, i cui scambi si accentuarono in seguito alla Quarta Crociata del 1202, quando la Serenissima razziò molte delle ricchezze di Costantinopoli, molte delle quali ancora oggi conservate nei musei e nelle chiese veneziane.

Intorno alla metà del XIII secolo viene realizzato il Portale Maggiore costituito da tre archi scolpiti di diverse dimensioni su cui sono intagliati gruppi di figure, di allegorie e di personificazioni presentando dunque un programma iconografico molto ricco. Nell’intradosso del secondo arco si articola un ciclo di bassorilievi raffiguranti le personificazioni dei Mesi dell’anno con i rispettivi Segni Zodiacali[2]. Si tratta di un ciclo particolarmente interessante poiché presenta il risultato di una felice armonizzazione tra culture diverse. Il ciclo dei Mesi di San Marco, infatti, rimanda alla cultura figurativa bizantina – a sua volta sviluppata sull’iconografia ellenistico-romana –, e lo si può cogliere mettendo a  confronto questo ciclo con quelli romanici nel resto d’Italia. Al tempo stesso però, sarebbe troppo semplicistico ricondurre il ciclo veneziano esclusivamente a iconografie tipicamente bizantine dato che alcuni elementi e talune sue caratteristiche iconografiche portano ad avvicinarlo ad altri importanti cicli dei Mesi italiani come, ad esempio, quelli di Ferrara.

Il ciclo inizia da sinistra (per chi si trova all’esterno della chiesa) con Gennaio, raffigurato come un giovane contadino che porta sulla spalla destra un grande ramo di quercia che servirà per accendere il fuoco; si noti il panneggio della corta veste del contadino e la meticolosità nella raffigurazione dei suoi stivali di cuoio. Come nei successivi mesi, anche in Gennaio vi è un cartiglio con il nome del mese. Altrettanto particolare è il segno dell’Acquario, raffigurato insieme a Gennaio e che si caratterizza per l’iconografia piuttosto inconsueta delle due onde.

Gennaio

Il mese di Febbraio è rappresentato come un uomo anziano dalla lunga barba, seduto sopra uno scanno ligneo e intento a scaldarsi i piedi nudi al fuoco; Febbraio è uno dei mesi più freddi e infatti l’uomo presenta anche un attributo molto peculiare: la cappa pluvialis, un tipico capo medioevale che consisteva in un mantello di pelliccia a maniche corte con un cappuccio appuntito. Dietro la testa del vecchio è il segno zodiacale con i due Pesci che guardano in opposte direzioni.

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Febbraio

Straordinario è Marzo,  raffigurato come il dio Marte nelle vesti di un fiero guerriero bizantino con tanto di corazza indossata su una tunica e con un mantello legato sul davanti; si noti poi la possente spada decorata con una croce legata ad una cinta di cuoio. Il dio-guerriero impugna sulla mano sinistra una lancia e con la destra tiene uno scudo di tipo normanno, riconoscibile dalla forma appuntita. Dietro il guerriero, a destra, è raffigurato il segno dell’Ariete, un montone (sorprendente è il naturalismo nella resa del manto) dalle caratteristiche corna ricurve. In basso a sinistra è raffigurato un piccolo dio del vento che, in ginocchio, suona un corno decorato: è il vento di marzo che scompiglia i capelli di Marte. Come giustamente ha rilevato Guido Tigler, l’associazione tra il dio Marte e il mese di marzo risale all’Antichità, associazione in seguito assorbita dalla cultura bizantina, cui, a sua volta, si rifà il Marzo marciano[4]; importante per la lettura iconografica di questo mese è il fatto che nel XIII secolo a Venezia l’abbigliamento dei soldati era ancora di tipo bizantino[5].

Marzo

Il mese di Aprile è rappresentato come un giovane pastore vestito con una corta tunica e porta sulle spalle una pecora realisticamente raffigurata; con la mano destra tiene un rametto con fiori e foglie; sono questi attributi peculiari che rimandano ai simboli della primavera: l’agnello che si mangia per la Pasqua; e i fiori che sbocciano sugli alberi come simbolo di rinascita dopo il freddo inverno. In alto a destra è raffigurato il segno zodiacale del Toro.

Elegante e maestosa è poi la raffigurazione diMaggio: si presenta come un sovrano assiso in  trono e solenne tiene in mano una rosa per sentirne il profumo (rose che, peraltro, fioriscono proprio in questo mese). Il sovrano è incoronato da due fanciulle, entrambe con una lunga treccia e vestite con tuniche; il dettaglio della corona è di straordinaria bellezza, del tipo a tre punte e decorata con fiori. Nella raffigurazione di Maggio sono evidenti le influenze provenienti d’oltralpe, influssi che sono soprattutto di stile, nella resa delle capigliature delle fanciulle, della corona di fiori. Completa poi il riquadro di questo mese il segno dei Gemelli, collocato in alto a sinistra reso in maniera molto sintetica per il tramite di due visi piuttosto paffuti.

Maggio

Giugno è un barbuto contadino intento a mietere il grano, attività che sin dall’Antichità caratterizzava questo periodo anche sul piano iconografico. L’uomo indossa una corta tunica panneggiata, ha i piedi scalzi e sulla testa porta un grande cappello di paglia. Ancora una volta, la grande capacità mimetica dello scultore si esprime con maggiore forza negli elementi naturalistici, come le spighe di grano, qui raffigurate come ritratte dal vero e cariche comunque, come spiega Tigler, di un significato simbolico molto forte, con un riferimento all’eresia che alberga nella Chiesa o al male che serpeggia nel mondo[6]. In alto a destra, dietro il mietitore, è raffigurato il segno del Cancro.

Giugno

Dopo Cristo tra il Sole e la Luna (a significare il solstizio d’estate) la sequenza del ciclo continua col mese di Luglio: un contadino con un grande cappello che con una falce dal lungo manico è intento a falciare l’erba. Si tratta di un chiaro riferimento alla tradizione medioevale occidentale che annoverava tra le attività agricole da effettuarsi in questo preciso periodo dell’anno quello della fienagione. In alto a sinistra è raffigurato il Leone.

Particolare è la raffigurazione del mese diAgosto, reso come un fanciullo dalla corta tunica e seduto in trono. Il caldo agostano ha sfiancato il giovane a tal punto che egli tiene la testa reclinata sulla mano destra, il gomito che poggia delicatamente sulla spalliera di un seggio finemente intagliato con decorazione a traforo e ornamenti fitomorfi; nell’altra mano tiene un flabellum, una sorta di ventaglio. Questa particolare posizione del fanciullo deriva direttamente da quella che nell’Antichità caratterizzava Saturno e l’umore a lui associato, la Melancolia. In alto a destra poi, come di consueto, figura il segno zodiacale del mese, in minori dimensioni rispetto al fanciullo: una donna con una lunga tunica, personificazione della Vergine, qui quasi assimilata alla castità della Vergine.

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Il mese di Settembre è associato all’attività agricola principale della vendemmia: è infatti rappresentato un contadino che indossa una tunica pesante ed una cuffia di cotone per proteggere il capo dal freddo, mentre porta sulle spalle un cesto di vimini colmo di uva. Nonostante la posizione sia diversa, l’abbigliamento del vendemmiatore marciano presenta molte affinità con il bellissimo Settembre del ciclo della Cattedrale di San Giorgio  a Ferrara (ora al Museo della Cattedrale)[7].

Settembre - Ferrara

Si noti poi il rapace scolpito in alto a destra che tiene nel becco un chicco d’uva, quasi una prefigurazione dei danni che il raccolto può subire: Nella parte alta dello spazio riservatogli, a sinistra, figurano i due piatti del segno dellaBilancia,  tenuti da una mano che però fuoriesce dal seggio decorato di Agosto del riquadro contiguo.

Settembre

Il mese di Ottobre è impersonato da un contadino che indossa  un caratteristico cappello a punta, intento ad arare con una lunga vanga in legno. In alto a sinistra è raffigurato il segno dello Scorpione.

Nella rappresentazione di Novembre è inserita un’attività molto importante a Venezia, praticata soprattutto nel periodo pre-natalizio: l’uccellagione. È infatti raffigurato un contadino intento ad recuperare un volatile rimasto impigliato, con altri tre uccelli, tra i rami di un cespuglio appositamente cosparso di una sostanza collosa. In alto a sinistra v’è il segno del Sagittario, un centauro pronto a scoccare una freccia.

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Novembre

Infine Dicembre è qui raffigurato come un vecchio uomo barbuto intento ad sgozzare, anche in maniera piuttosto cruenta, un maiale che inutilmente cerca di liberarsi dall’uomo; questa rappresentazione rimanda simbolicamente all’importanza che la carne rivestiva nell’alimentazione medioevale soprattutto invernale, ma fa riferimento al contempo a quella che è stata definita la “cultura materiale” del mondo agreste. Si tratta di un’iconografia che si trova in molti altri cicli dei Mesi come quello più antico del pavimento musivo nella Cattedrale di Otranto (XII secolo) e nei rilievi della Fontana Maggiore di Perugia (XIII secolo). In alto a sinistra è raffigurato ilCapricorno, affiancato a sinistra da una scena piuttosto enigmatica: il leggendario animale metà drago e metà uccello, il Basilisco, è intento a mordere col muso il seno di una donna nuda che non respinge il gesto. Si tratta probabilmente della Lussuria e più nello specifico è stata avanzata l’ipotesi di un’assimilazione tra l’eccessivo uso di carne nell’alimentazione e i piaceri lussuriosi che si credeva caratterizzassero in particolare il mondo contadino[8].

Dicembre

Dicembre - Otranto

RIPRODUZIONE RISERVATA

[1] M. A. CASTIÑEIRAS GONZALES, ad vocem«Mesi », in Enciclopedia dell’Arte Medievale, vol. VIII, Roma 1997, pp. 325-335.

[2] Per una esaustiva lettura iconografica del Portale Maggiore di San Marco si veda G. TIGLER, Il Portale Maggiore di San Marco a Venezia – Aspetti iconografici e stilistici dei rilievi duecenteschi, Venezia 1995, e in particolare per quanto riguarda i Mesi pp. 153-218.

[3] «Gli studi a carattere iconografico sull’iconografia dei Mesi nell’antichità e nel medioevo intrapresi in quegli anni da James Fowler, Alois Riegl, Bruno Keil (per la parte letteraria) e soprattutto Josef Strzygowski, consentono già nel 1888 a quest’ultimo studioso di affermare con certezza l’appartenenza dei Mesi marciani alla tradizione bizantina. […] Gobelentz conferma la matrice bizantina del ciclo veneziano […] ma riconosce l’essenza occidentale già in qualche modo gotica nella resa stilistica e nell’aderenza descrittivistica alla quotidianità del mondo contadino qui illustrato.» (Ivi, pp. 153-156).

[4] Ivi, 175-180.

[5] Sull’iconografia bizantina dei guerrieri, rintracciabile soprattutto nella raffigurazione dei santi militari, si veda da ultimo, P. Ł. GROTOWSKI, Arms and Armour of the Warrior Saints: Tradition and Innovation in Byzantine Iconography (843–1261), Leiden 2010.

[6] Ivi, 188-193.

[7] In quasi tutti i cicli dei Mesi Settembre è associato appunto alla vendemmia. Tuttavia, in alcuni casi si presentano delle situazioni diverse a seconda del luogo. Per esempio, nel Ciclo dei Mesi nell’Aula Gotica a Roma (Monastero dei SS. Quattro Coronati) la vendemmia è rappresentata nel mese di Ottobre mentre Settembre è legato alla costruzione delle botti.

[8] Ivi, 208-212.

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