“…Avrebbe voluto lasciarsi avvolgere da quella simbolica geometria dei Sensi, che lasciava emergere, fra riverberi di luce dorata, un’estasi pennellata di dolcezza. E passione. In cui l’amore sembrava quasi un rituale mistico nel quale ogni gesto era teso a raccogliere il battito più lontano dell’Universo, per viverlo fino alla morte con la consapevolezza di esserci. E di esserci in due”. (Luisa Ferretti, Il filo di Arianna, 2004)
Un uomo proteso in avanti, il suo corpo avvolge e protegge la delicata figura femminile. Lei in ginocchio, lui intento a baciarle il volto. Le mani nodose e affusolate le premono sui capelli e sul diafano viso, come a volerla trattenere per sempre. I capelli neri dell’uomo contrastano con le chiome rosse di colei che si abbandona completamente all’amore. Lui è un porto sicuro, un approdo.
Contrariamente alle altre donne dipinte da Klimt, quella rappresentata ne Il bacio si mostra in tutta la sua fragilità.
I due amanti si stagliano al centro della tela, circondati da una profusione d’oro e di decori che rievocano un prato fiorito. L’oro è il colore predominante, scelto per l’edera che ricade sulle caviglie della donna, per gli abiti e per la campana che protegge e avvolge le due figure. L’uomo indossa un abito decorato con rettangoli neri, bianchi e argentati, mentre la donna ha una veste caratterizzata da motivi ondulati, cerchi e fiori stilizzati. Klimt attribuisce grande importanza ai gesti, utili a costruire l’atmosfera di estasi e beatitudine.
L’opera, realizzata tra il 1907 e il 1908, non è nient’altro che una celebrazione appassionata del tema amoroso. L’artista la replicò nel finale del Fregio di Beethoven e in uno dei pannelli del palazzo Stoclet. Ma, rispetto alle repliche, Il bacio immerge lo spettatore in un’atmosfera senza tempo e lo costringe a contemplare in silenzio la purezza del sentimento, la dolcezza di un istante catturato per sempre.
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