Giove, Nettuno e Plutone a Villa Ludovisi: l’unico “affresco” noto di Caravaggio

Di Laura Corchia

Tiensi ancora in Roma esser di sua mano Giove, Nettuno e Plutone nel giardino Ludovisi a Porta Pinciana […] Dicesi che il Caravaggio sentendosi biasimare di non intender né piani né prospettiva, tanto si aiutò collocando li corpi in veduta dal sotto in su che volli contrastare gli scorti più difficili. È ben vero che questi dei non ritengono le loro proprie forme e sono coloriti a olio nella volta, non avendo Michele mai pennello a fresco, come li suoi seguaci insieme ricorrono sempre alla commodità del colore ad olio per ritrarre il modello“.

Con queste parole, Giovan Pietro Bellori, biografo di Caravaggio, descrive l’unico dipinto murale oggi noto eseguito dal grande maestro. Realizzata su commissione di Francesco Maria del Monte nel 1597, l’opera è collocata sul soffitto di una delle camere di Villa Ludovisi a Roma. In particolare, la stanza fungeva da gabinetto alchemico o, per dirlo con le parole di Bellori, da “distilleria”. Lontano dai doveri ufficiali, il cardinal Del Monte si dilettava con i composti chimici e, per tale ragione, chiese a Caravaggio di dipingere un’allegoria della triade alchemica di Paracelso – Giove, personificazioni rispettivamente dello zolfo e dell’aria, Nettuno del mercurio e dell’acqua, e Plutone del cloruro e della terra.

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Caravaggio, affresco del Casino Ludovisi, olio su muro, 1597 ca.

 

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Dal momento che Caravaggio era più abile con i colori a olio e con le tele, utilizzò la tecnica a lui più congeniale, cambiando solo il supporto: olio su muro.

L’opera, offuscata dal passaggio del tempo, era sfuggita all’attenzione dei più noti critici d’arte fino a che, nel 1969, Giuliana Zandri lo riscoprì dandone un’accurata descrizione e datandolo come opera eseguita tra il 1597-1600. Soltanto dopo un’accurata ripulitura, il dipinto ha mostrato il suo volto evidenziando tre divinità mitologiche, Giove, Plutone, Nettuno intorno ad una sfera celeste costellata dei segni zodiacali, con l’aggiunta di due globi luminosi. Al centro della scena, dipinta sul soffitto della distilleria del Cardinale, la grande sfera luminosa e trasparente si posiziona sullo sfondo del cielo nuvoloso. Dentro la sfera, ruota una fascia con i segni zodiacali, fra cui si riconoscono i Pesci, l’Ariete, il Toro, i Gemelli. Per raffigurare la complessa scena con le tre divinità Caravaggio si servì di un grande specchio piano sul quale salì lui stesso rappresentandosi nudo, cosicché Giove (che è però coperto da un drappo bianco), Plutone (anche lui in parte coperto ai genitali) e Nettuno che invece mostra appieno gli attributi virili sono tre autoritratti dello stesso Caravaggio (e, come segnala la Vodret, anche Cerbero è mostrato con i tre ritratti dello stesso cane che forse Caravaggio aveva ripreso da quello che portava sempre con sé e che si chiamava Cornacchia). Secondo il romanziere Andrew Graham Dixon, il fallo in piena vista potrebbe avere anche un risvolto simbolico in quanto il tema generale del dipinto potrebbe essere il ruolo procreativo dei tre elementi alchemici dalla cui confluenza seminale dipenderebbe l’intero. La raffigurazione caravaggesca è un’allegoria del processo alchemico, i tre dei rappresentano la trasmutazione della materia nei tre stati fondamentali (solido/ liquido/ gassoso), da cui si genera la pietra filosofale ” come geroglifico dell’universo e con essa (ad imitazione della Genesi), la luce, rappresentata dal grande globo luminoso dove si uniscono il principio maschile, il Sole e quello femminile, la Luna.

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Il ricorso al tema degli elementi non è un fatto nuovo nella storia della pittura. Il pensiero corre subito al soffitto dello studiolo di Francesco I de’ Medici, quel “guardaroba di cose rare et pretiose” dipinto una ventina di anni prima e recante al centro della volta un affresco con madre natura che offre un cristallo di Rocca a Prometeo, “il primo inventore delle pietre preziose e degli anelli”, perché lo trasformi. La figura femminile allatta diverse creature: un bambino, un coniglio e un unicorno. Poichè molti degli oggetti conservati negli armadi sono stati creati da Francesco, egli si identifica in Prometeo. Ai lati, una per parete, vengono raffigurate le quattro allegorie degli elementi: terra, acqua, fuoco, aria. Tra elemento ed elemento sono dipinti quattro riquadri con coppie di putti abbracciati che rappresentano le combinazioni degli elementi (caldi, secchi, umidi, freddi), ma anche l’abbraccio tra pittura e scultura.

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Jacopo Zucchi, affresco centrale della volta dello studiolo di Francesco I de’ Medici, 1570-72, Palazzo Vecchio, Firenze

 

Ritornando all’opera dipinta da Caravaggio, è un vero peccato che egli non si sia dedicato anche alla pittura ad affresco. Siamo certi che, al pari delle sue opere su tela, ci avrebbe lasciato un patrimonio di inestimabile bellezza e meraviglia.

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