Giorgione i suoi Filosofi: l’incomprensibile quartetto

di Mario Gambatesa

Giorgio o  Zorzi da Castelfranco detto Giorgione (1477 – 1510) è considerato dagli studiosi di storia dell’arte uno fra i più influenti e misteriosi pittori dell’arte italiana. Poche sono le informazioni sulla vita, altrettanto poche le opere attribuite con certezza al pittore veneziano. Allievo di Giovanni Bellini, Giorgione recepisce fin da subito gli stimoli offerti da pittori che nel Cinquecento fecero tappa nella città lagunare, tra i quali Leonardo Da Vinci e il tedesco Albrecht Dürer.

Tutta la produzione artistica del Giorgione può essere riassunta nella prima decade del 1500. I  suoi raffinati committenti veneziani richiedono maggiormente  ritratti ed opere dal  tema religioso inseriti in contesti naturali ma notiamo nelle sue opere, l’ introduzione di soggetti profani, composizioni moraleggianti, figure femminili ed allegorie alle tre età dell’uomo.  Sebbene il Zorzi sia ricordato maggiormente per l’opera la “Tempesta”, i “Tre filosofi”  suscita grande interesse e curiosità, sollevando una vera e propria questione interpretativa, intorno all’ identità dei tre protagonisti.

I tre filosofi, olio su tela cm123x144

Si ipotizza che questo dipinto, un olio su tela iniziato dal maestro nel 1504,  fu portato a termine dal pittore Sebastiano Vinitiano, secondo quanto afferma il letterato e collezionista d’arte Marcantonio Michiel (1484-1552), in  “Notizia d’opere del disegno”:

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“Tela a oglio delli tre philosophi nel paese, due vitti et uno sentado che contempla i viaggi solari con quel saxo finto cusi mirabilmente, fu cominciato da Zorzo da Castelfranco et finita da Sebastiano Vinitiano”.

Giorgione, uno dei volti dell'opera Tre filosofi

L’opera, conservata  nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, venne commissionata da Taddeo Contarini, nobile veneziano con l’interesse per l’occulto e l’alchimia. Il Giorgione realizzò un vero capolavoro del tonalismo  dipinto direttamente su tela, senza l’utilizzo del disegno preparatorio, confermando così la descrizione del Vasari che lo riteneva il pittore “senza disegno”. La composizione del dipinto è di semplice intuito, si notano tre personaggi sul lato destro del quadro, due in piedi e uno seduto, diversi per età, abbigliamento e caratteri somatici. Il più giovane con occhio attento fissa il paesaggio, come in attesa di una rivelazione, gli altri due discorrono fra loro confrontando le rispettive osservazioni. Tutti e tre hanno vesti dai colori differenti, forse simbolici (bianco/verde per il giovane seduto, viola/rosso per quello col turbante e giallo/marrone per l’anziano  barbuto) ed effigiati in tre pose diverse: di profilo, frontale e tre quarti. Il personaggio anziano mostra un foglio pieno di calcoli astronomici, sovrastati dalla scritta “celus”  e tiene nella mano sinistra un compasso: l’astronomia era uno degli interessi del Contarini che spesso consultava i testi del lascito Bessarione alla Biblioteca Marciana.

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Giorgione, uno dei volti dell'opera -Tre filosofi -

Il giovane personaggio regge in mano un foglio, un compasso nella mano destra e una squadra in quella sinistra, per il calcolo geometrico, fissando la caverna vuota davanti a lui. Alla sinistra del dipinto prevale un’oscura rupe, un chiaro omaggio al maestro Leonardo. Al centro dell’opera si nota uno spiraglio di vegetazione, mentre in lontananza, si scorge un villaggio immerso nel verde nel quale  la densità della natura si confronta con il colore pallido del cielo, dichiarando, così, il tramontare del sole dietro le colline. I colori appaiono vivaci e sapientemente armonizzati nella luce, tanto da cogliere le trasparenze dell’atmosfera, caratteristiche del tonalismo veneto di cui Giorgione fu pioniere. Tornando sui tre personaggi, varie sono le interpretazioni sulla loro identità: sono stati considerati dalle fonti antiche astronomi e matematici; dalla critica moderna, possibile rappresentazione dei Re Magi, o ancora figure   allegoriche delle razze umane, dei  tre diversi stati d’animo che emergono nel viaggio interiore intrapreso da ogni persona ed infine delle tre età dell’ essere umano (giovinezza, maturità e vecchiaia) un tema frequente nell’arte veneziana del primo Cinquecento; è stata avanzata anche un’ ipotesi di lettura   esoterica, con le figure di Mosè, Maometto e dell’Anticristo.

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Giorgione, uno dei volti dell'opera -Tre filosofi

L’immagine comunque presenta un suo fascino singolare, dove il rapporto tra figure e contesto naturale appare armonioso ed equilibrato. Il mondo evocato da Giorgione fa appello a una maniera sognante, tenera e malinconica: l’artista quasi sicuramente, traeva ispirazione da fonti letterarie e deliberatamente realizzò soggetti che avessero molteplici interpretazioni. Al di là dell’aura di mistero che tuttora avvolge la vita e la brevissima carriera di Giorgione, si può constatare che quest’ opera resterà uno dei dipinti più affascinanti e in qualche misura più misteriosi del Rinascimento Italiano, d’altronde il titolo è scevro di confusioni: cosa potevano provocare nell’animo umano dei posteri e non, tre filosofi?

 

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