Gabriele Münter: il lato rosa dell’Espressionismo

di Laura Corchia

“Sei un allievo senza speranza, non ti si può insegnare nulla. Puoi fare solo ciò che è maturato in te. Tu hai tutto della natura. Quello che io posso fare per te, è proteggere il tuo talento e fare in modo che non si falsi”.

Gabriele Münter, pittrice tedesca nata a Berlino il 19 febbraio 1877, di talento ne aveva davvero molto e Vasilij Kandinskij, a giudicare dalle parole che abbiamo inserito nell’incipit, se n’era accorto. La sua capacità pittorica, la sua naturale inclinazione verso la bellezza, in effetti nel tempo non si è falsata, ma non per merito del celebre compagno.

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Proveniente da una famiglia benestante che a lungo aveva vissuto negli Stati Uniti, Gabriele aveva 11 anni in meno rispetto a Vasilij. La scintilla scoccò dopo una serie di sedute all’aria aperta, tra una pennellata e l’altra. Lui era già sposato, lei aveva un carattere deciso e poco addomesticabile, come traspare dalle parole del pittore: “Il carattere di Gabriele Münter non poteva andare d’accordo con il mio. E io non ero disposto a fare concessioni”. Eppure, quelle due personalità così forti e contrastanti vissero l’una accanto all’altra per ben dodici anni, definendo la loro come “un’unione di coscienza”. 

Tra litigi e dissapori, riappacificazioni e momenti di grande passione, viaggiarono in lungo e in largo e produssero opere che, fino al 1908, erano molto simili, caratterizzate da colori violenti stesi in campiture piatte e forme molto semplificate. Poi Kandinskij si accostò alla corrente dell’Astrattismo e i suoi lavori divennero per Gabriele dei Spielerei, passatempi. Questo giudizio fece infuriare il pittore: “vedi, a prescindere dal successo e dalle vendite (cose che non sono in cima ai miei pensieri)… si tratta anche di finalità e di pensieri artistici che tu non comprendi, perché forse non riescono ancora a farsi riconoscere in modo sufficientemente energico… Tu dici: passatempo! D’accordo! Tutto ciò che fa un artista è anche e solo un passatempo… Quando io gioco così, ogni nervo in me vibra, tutto il mio corpo risuona e Dio è nel mio cuore”.

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Dal canto suo, lo stile di Gabriele mantenne sempre una linea abbastanza indipendente. La pennellata, marcata e corposa, unita ad uno stile infantile, contrastavano con le raffinatezze dello Jugenstil. Quando il rapporto con Kandinskij si interruppe per sempre, lei attraversò un lungo periodo di depressione e di vuoto creativo.

Gabriele per molti per sempre e solo la giovane compagna di kandinskij. In seguito avrebbe detto: “Nessuno ha riconosciuto il mio ruolo determinante… Tutti hanno visto in me la signora del gruppo. Che io dipingessi era un fatto secondario”. 

“Agli occhi di molti”, annotò negli ultimi anni della sua vita, “sono stata solo un’appendice insignificante di Kandinsky. Che una donna possa avere un talento autonomo e sia un essere creativo, lo si dimentica volentieri”.

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Donna singolare, Gabriele ha duramente faticato per scrollarsi di dosso la pesante etichetta che le era stata affibbiata. Accanto ai paesaggi, nelle sue opere trovano posto gli oggetti dell’artigianato bavarese che amava collezionare. Il suo catalogo è altresì ricco di ritratti, immagini cariche di intimismo e di soggettività.

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Morì a Marnau il 19 maggio 1962.

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