E se la “Gioconda” non fosse Monna Lisa? Nuove teorie ed interpretazioni

di Selenia De Michele

Se si pensa a Leonardo da Vinci la prima cosa che viene in mente è la “Gioconda”. Icona universale del grande genio italiano, opera “venerata” da tutti, saccheggiata, profanata, rubata, al centro di una querelle storica, oggi risolta, tra chi dovesse detenerne il possesso, la “Gioconda” è un’opera che ha da sempre affascinato chiunque la guardasse e che ha nascosto enigmi di ogni tipo ancora oggi irrisolti.
Uno di questi riguarda l’identità della donna raffigurata nel celebre ritratto: storicamente è stata accettata l’identificazione della giovane donna in Lisa Gherdardini, moglie di un ricco borghese fiorentino, Francesco di Giocondo, da cui il nominativo di Gioconda. Secondo le fonti, il Vasari su tutti, si ritiene che il quadro sia stato eseguito tra il 1504 e il 1508 per il giù citato mercante, tuttavia la descrizione che egli fornisce non corrisponde a quanto tutti noi conosciamo. Il Vasari infatti riporta: “.. osservando la testa della Gioconda chiunque poteva facilmente capire fino a che punto l’arte possa imitare la natura, perchè qui vi erano dipinti tutti i minimi dettagli.

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Gli occhi presentavano quell’aspetto lucido ed umido che si vede dal vero; e attorno ad essi c’erano quelle venature rosse e i peli che si possono dipingere solo con grande perizia. Le ciglia non potevano essere più naturali: sembravano nascere dalla carne, erano ora più rade ora più folte e si orientavano secondo i pori della pelle. Il naso pareva vivo con quelle radici rosee e morbide. La bocca dava proprio l’impressione della carne. E chi guardava con attenzione nella fontanella della gola aveva come l’impressione di scorgere il battito del cuore.” Ma la Gioconda così come la conosciamo noi non ha sopracciglia nè ciglia, perciò a cosa faceva riferimento Vasari nella sua descrizione? Ancora lui riporta l’occasione della committenza: “Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò”. I dubbi sulla reale identità della donna sorgono non solo per la descrizione del dipinto che non corrisponde ma anche circa la committenza: Francesco del Giocondo era si un borghese benestante ma nella Firenze dell’epoca i nomi altisonanti erano altri: Medici, Strozzi, Tornabuoi e Guicciardini. E’ verosimile che un artista del calibro e della fama di Leonardo potesse accettare una commissione quale era il ritratto della moglie di un mercante come Francesco? Nel tempo le ipotesi avanzate sono state delle più disparate: Adolfo Venturi nel 1925 propose l’identificazione con la duchessa Costanza D’Avalos basandosi su due sonetti che il poeta Enea Irpino di Parma dedicò alla nobildonna da lui amata. Ancora più tardi nel 1977 lo studioso giapponese Hidemiki Tanaka avanzò l’ipotesi che la donna raffigurata fosse Isabella d’Este che Leonardo aveva avuto modo di conoscere a Mantova. Oltre a questi sono stati avanzati altri nomi: Isabella d’Aragona, Cecilia Gallerani, Isabella Gualanda fino alla stessa madre dell’artista, Caterina, omaggiata in un ritratto postumo. Più interessante e rivoluzionaria è l’ipotesi avanzata da Carlo Pedretti, il più autorevole tra gli studiosi del genio, che propone come committente un nome di tutto rispetto nell’ambiente fiorentino e non solo: Giuliano dei Medici. Lo storico e critico d’arte Roberto Zappieri ha identificato nella donna una nobil dama della corte urbinate, Pacifica Brandani, morta dopo aver dato alla luce il figlio illegittimo di Giuliano dei Medici: il futuro cardinale Ippolito de Medici. Questo nuovo riconoscimento sposterebbe la datazione agli anni che vanno tra il 1513 e il 1516, anno della morte di Giuliano. Nelle sue intenzioni il ritratto sarebbe dovuto essere un regalo per il figlio che non aveva potuto conoscere la madre. Morto Giuliano Leonardo avrebbe portato con sè il ritratto in Francia. La donna è stata a lungo considerata come una “dama fiorentina”; a diffondere questo dato di fatto ha contribuito l’incontro nel 1517 tra il cardinale d’Aragona e Leonardo il quale gli mostrò i tre dipinti che aveva portato con sè, in particolare il ritratto della dama eseguito dal naturale e voluto da Giuliano. Il fatto che Pacifica fosse stata identificata come fiorentina è facilmente spiegabile: il cardinale lo avrebbe arbitrariamente supposto considerando l’origine fiorentina sia di Giuliano che di Leonardo. Inoltre Leonardo difficilmente avrebbe raccontato a qualcuno la vera identità della donna ritratta essendo quest’ultima la madre di un figlio illegittimo. Tutto ciò unito al fatto che degli accordi tra Leonardo e il più famoso committente Francesco del Giocondo non vi è traccia porterebbe verso questa nuova attribuzione. Il già citato Carlo Pedretti ha inoltre di recente presentato uno studio che supporterebbe l’ipotesi di Zappieri: in particolar modo ci si è focalizzati sul paesaggio sfumato che sta alle spalle della donna, anch’esso oggetto di analisi. Coadiuvato dagli studi di Rosetta Borchia, pittrice e fotografa e Olivia Nasci, geomorfologa, la nuova ipotesi è che il paesaggio dipinto sia proprio quello urbinate del Montefeltro. Sarebbero infatti riconoscibili il fiume Marecchia ed il massiccio del Fumaiolo. Le due studiose avrebbero trovato anche degli studi preparatori dello sfondo mentre bisogna ricordare che della Gioconda non esistono cartoni o schizzi. Tutto ciò avvalorerebbe la tesi sopra descritta in quanto Leonardo probabilmente non aveva mai visto la donna amata da Giuliano e non poteva che caratterizzare il quadro raffigurando i luoghi di origine della donna. Geniale.
Ovviamente le ipotesi circa l’identità di Monna Lisa, o forse sarebbe più corretto dire Monna Pacifica, continueranno a moltiplicarsi ma sicuramente ci sono i dati a supporto di questa tesi e chissà che un giorno questa affascinante teoria non possa essere confermata.
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BIBLIOGRAFIA CONSULTATA PER LA REDAZIONE DI QUESTO ARTICOLO:
  • Alberto Angela, Gli occhi della Gioconda, Rizzoli, 2016 pagg. 300 – 310
  • Federico Bardanzellu, La donna del quadro di Leonardo non sarebbe la Gioconda – inlibertà.it articolo del 10 marzo 2016.
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