Dentro l’opera: La Costanza Bonarelli di Gian Lorenzo Bernini. Un amore tradito

di Fabio Strazzullo

Secondo le fonti, Costanza Bonarelli (nata Piccolomini) era moglie di Matteo Bonarelli, scultore e allievo di Gian Lorenzo Bernini. Lei era amante sia di Bernini che di suo fratello Luigi. Una mattina, prima dell’alba, Gian Lorenzo chiese di preparare la carrozza con la scusa di voler andare in campagna, invece si diresse verso la zona di San Pietro, dove lavorava, e dove proprio lì vicino abitava la donna. All’alba dalla casa di Costanza uscì il fratello Luigi, accompagnato alla porta dalla donna che ancora aveva i capelli in disordine.



Accecato dalla gelosia, Gian Lorenzo seguì il fratello e dopo averlo raggiunto proprio all’ingresso di San Pietro iniziò a bastonarlo con un asse di ferro, sino a rompergli due costole. Luigi fu salvato da alcuni passanti. L’artista tornato a casa diede poi ordine al proprio servo di sfregiare l’amata in segno di punizione. Di conseguenza il servo fu esiliato, Luigi partì per Bologna e Bernini, grazie all’intervento di papa Urbano VIII (richiesto dalla stessa madre dei Bernini), fu punito solamente da una multa.
Il busto fu realizzato come opera privata da Gian Lorenzo Bernini tra il 1637-38 circa. A grandezza naturale, si erge su una base che è parte integrante dello stesso blocco di marmo di Carrara. Il volto perfettamente levigato è contornato da una folta chioma, da cui fuoriesce un ricciolo ribelle sul lato sinistro della fronte scoperta.

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Sono poi distinguibili: la fossetta sotto il mento, le labbra semichiuse da cui s’intravedono i denti e la lingua, gli occhi aperti e curiosi come se stessero osservando qualcosa che si trova dietro lo spettatore, ma soprattutto il seno destro rivelato dalla camicia semiaperta che evidenzia la forte intimità che lo scultore aveva con lei. Tuti elementi realistici che rendono l’opera un unicum della ritrattistica femminile di Bernini. Il busto proviene dalla Galleria degli Uffizi, dov’era esposto fin dal 1645 nel primo corridoio accanto al busto di Bruto di Michelangelo Buonarroti e successivamente trasferito nel museo del Bargello sempre a Firenze.

Bibliografia
– G. G. Bertelà, Museo nazionale del Bargello. La guida ufficiale, Firenze 1999;
-S. McPhee, Busto di Costanza Piccolomini (Bonarelli) in Bernini, catalogo della mostra a cura di A. Bacchi e A. Coliva, Roma 2017; p. 246

 

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