Dentro l’opera: Il gruppo scultoreo di Enea, Anchise e Ascanio di Gian Lorenzo Bernini. I volti di un mito

di Fabio Strazzullo

L’opera, il cui titolo storicizzato è Enea e Anchise, venne commissionata dal cardinal Scipione Borghese ed è considerata la prima scultura moderna esposta nella Galleria Borghese. Secondo Domenico Bernini (figlio di Gian Lorenzo) era da datarsi al 1613 e così scrisse lo storico Filippo Baldinucci, ma grazie a dei ritrovamenti d’archivio, oggi sappiamo che la datazione è da posticiparsi intorno al 1619 quando Bernini era poco più che ventenne. Inoltre, grazie anche ad una nota di pagamento per il suo piedistallo, l’opera non era di mano del padre Pietro, ma sempre di Gian Lorenzo.



Il soggetto riprende la fuga di Enea dalla città di Troia in fiamme descritto nel secondo libro dell’Eneide di Virgilio. Tutto ruota intorno la figura di Enea, la cui posa riprende quella del Cristo scolpito da Michelangelo in Santa Maria sopra Minerva. Egli sorregge il padre anziano Anchise con in mano l’urna contenente le ceneri dei loro antenati, mentre in basso li segue suo figlio Ascanio che sorregge il fuoco del tempio di Vesta (allusione alla carità cristiana). Fu un vero e proprio tour de force per la rappresentazione delle differenti età e anche dell’epidermide dei personaggi: forte ed energica per Enea, ringrinzita per Anchise, paffuta e tenera per Ascanio.

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Osservando il gruppo da dietro, possiamo notare qualche traccia di non finito sulla schiena di Enea, che ci fa capire come la statua fosse pensata per stare in una collocazione a parete con una visione perfettamente frontale.

Bernini non aveva mai lavorato su un unico blocco di marmo di quelle dimensioni ed è probabile che il padre gli avesse dato qualche consiglio, elemento che in un primo momento fece appunto credere che l’autore fosse Pietro e non Gian Lorenzo. Sebbene la composizione a spirale risenta ancora molto della scultura manierista, si nota già il virtuosismo tecnico del giovane scultore nel trattamento dell’incarnato, dei capelli e del terreno su cui poggiano le figure e la sua straordinaria capacità di bloccare nel marmo l’azione dei protagonisti. Come riportato da Manili, l’opera era originariamente collocata nella terza stanza di Dafne, al centro della parete opposta all’altro capolavoro di Bernini, da cui la sala trae il nome, collocato tra una finestra e una porta che corrispondevano al giardino segreto verso l’uccelliera. Dal 1886, l’opera è esposta al centro della sala del Gladiatore al pian terreno della Galleria Borghese.

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Bibliografia
Virgilio, Eneide II libro;
R. Wittkower, Bernini. Lo scultore del Barocco romano, Milano 1990, p. 13;
M. Minozzi, Enea e Anchise in Bernini, catalogo della mostra a cura di A. Bacchi e A. Coliva, Roma 2017, pp. 154-161;
Sito ufficiale della Galleria Borghese.

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