“Davide e Golia” di Caravaggio: variazioni sul tema

di Selenia de Michele

Vissuto a cavallo di due secoli, Caravaggio (1571 – 1610) fu erede della tradizione cinquecentesca e al tempo stesso aprì una nuova via all’arte. La sua evoluzione artistica si racchiude in circa diciotto anni di attività durante i quali si registrano continui e sostanziali mutamenti stilistici. Suo interesse centrale fu il problema esistenziale dell’uomo, il suo dramma nella ricerca della verità che non è mai imposta dall’alto e passivamente accettata. Tema della sua pittura fu dunque la realtà drammatica in cui vive l’uomo, espressa con un linguaggio coerente di cui luce ed ombra sono protagonisti assoluti.

davide-e-golia-caravaggioDel “Davide e Golia” Caravaggio eseguì diverse versioni di cui la prima risale al 1597 – 1598. Ancora una volta Caravaggio si dimostra innovativo rispetto ai suoi predecessori. All’interpretazione eroico-intellettuale di Davide tipica del 400 Caravaggio contrappone un eroe quasi bambino alle prese con i capelli di Golia. Davide è intento a costruire il suo trofeo con la testa mozza. Nessuna concessione alle future ricerche sugli aspetti espressivi degli atti di violenza. È un’interpretazione del mito quietamente astratta. Unico riferimento ai futuri sviluppi espressivi appare, nell’angolo sinistro, il pugno ancora stretto al corpo decapitato di Golia. Per il resto la figura piegata di Davide segue nella posa il profilo rettangolare della tela bilanciato nel margine destro della composizione dalla grossa testa. La luce sintetizza i volumi delle parti anatomiche ancora vicine e allo stesso tempo rende possibile l’emersione del profilo della testa di Davide per contrasto con lo sfondo. Si può notare in quest’opera un collegamento tra la lezione giovanile appresa nella bottega di Peterzano a Milano e le prime esperienze maturate in ambito romano.

Caravaggio_-_David_con_la_testa_di_GoliaAl 1605-1606 risale una seconda versione di “Davide e Golia”. Da dietro uno scuro tendaggio emerge per tre quarti Davide, ancora con la spada in mano, fieramente intento ad osservare la testa di Golia che espone, ancora sanguinante, dopo la decapitazione. La testa, in cui spesso è stato riconosciuto l’autoritratto di Caravaggio, è ancora vividamente espressiva nonostante sia già stata tagliata. La sensibilità emotiva espressa nella fronte corrugata, nella bocca aperta nell’ultimo respiro e nello sguardo fortemente sofferente di Golia, pervade anche l’incarnato del torso e l’espressione del viso di Davide. I pantaloni marroni e la camicia stracciata che lo coprono costituiscono brani di un’estrema sintesi pittorica che vede l’uso di lunghe pennellate separate e l’accostamento, nel caso della camicia, di bianchi puri e grigi. Le lettere ancora leggibili che compaiono lungo la spada di Davide sono state riferite da Maurizio Marini ad un motto che doveva essere di facile soluzione per il destinatario dell’opera, nonchè per chi a quel tempo avesse pratica di emblemi religiosi. Marini ha inoltre individuato nelle lettere incise sulla spada, strumento di giustizia, la dipendenza dal motto “H(UMILIT)AS O(CCIDIT) S(UPERBIAM)” ed ha posto in relazione il dipinto con i quadri-rebus dove sono raffigurati brani musicali del periodo romano di Caravaggio.
david-goliath
La terza versione del “Davide e Golia” è del 1607. Questo Davide fu l’ultimo dipinto in cui Caravaggio ritrasse il suo garzone Cecco Boneri. La mezza figura fu realizzata all’inizio del 1607 a Napoli su una tavola di legno sopra una vecchia allegoria manierista. La composizione raffigura il giovane eroe subito dopo la recisione della testa, portata avanti come trofeo dopo la battaglia. La luce è ancora una volta protagonista, definisce i volumi e trapassa sulle superfici quasi lisce evidenziando il gesto bloccato di Davide la cui espressione distante si contrappone alla tensione drammatica di Golia. La sua bocca, aperta per metà per mostrare il brillio della dentatura, gli occhi semichiusi e la ruga tra le sopracciglia si pongono, insieme alla scavatura delle guance e i capelli appiccicosi, nel solco delle ricerche sulla rappresentazione espressiva dei moti dell’anima di derivazione leonardesca.

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