Clizia: la ninfa che per amore si trasformò in girasole

di Laura Corchia

La storia di Clizia è narrata nelle Fabulae di Igino e nella Metamorfosi di Ovidio: Mai più il Sole, signore della luce, volle avvicinarsi a Clizia e godersi con lei piaceri d’amore. Da allora, travolta dalla follia della sua passione, la ninfa, incapace di arrendersi, si strugge e notte e giorno sotto il cielo giace sulla nuda terra a capo nudo coi capelli scomposti. Per nove giorni, senza toccar acqua o cibo, interrompe il digiuno solo con rugiada e lacrime; non si muove da terra: non faceva che fissare nel suo corso il volto del nume, seguendolo con gli occhi. Si dice che il suo corpo aderisse al suolo e che un livido pallore trasformasse parte del suo incarnato in quello esangue dell’erba; un’altra parte è rossa e un fiore simile alla viola le ricopre il volto. Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore”.
(Publio Ovidio Nasone – Metamorfosi, IV)

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Figlia di Oceano, la ninfa è amata dal Sole. Il dio però si innamora di Leucotoe e, assunte le sembianze della madre della ragazza, si introduce nella sua stanza e la seduce. Ingelosita e offesa, Clizia riferisce l’accaduto al padre di Leucotoe che, spinto dall’ira, la seppellisce viva in una profonda buca. L’amato, colto da una tremenda disperazione, cosparge il terreno dove è sepolta la ragazza di un nettare profumato dal quale nascerà la pianta dell’incenso. Ripudiata da Apollo, Clizia trascorse il resto dei suoi giorni seduta per terra, nutrendosi solo si brina e lacrime e osservando il dio mentre ogni giorno conduce il carro del Sole. Consumata dall’amore, deperita, si trasformò in un fiore, che cambia inclinazione durante il giorno secondo lo spostamento dell’astro nel cielo, il girasole.

Uno dei dipinti più noti che ha come protagonista Clizia è eseguito da Charles de la Fosse nel 1688. Il pittore ritrae la fanciulla abbandonata su uno scoglio, in riva al mare. Disperata, osserva Apollo impegnato a “tramontare”. Alcune oceanine cercano di portarle conforto, mentre alle sue spalle è già sbocciato un girasole.

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Una sensualità più spiccata è invece evidente nell’ opera di Louise Welden Hawkins (1849-1910). Clizia in questo caso è raffigurata di spalle, mentre porta un dito alla bocca. I lunghi capelli, adorni di rose, accarezzano la schiena. A destra, i girasoli crescono rigogliosi e preannunciano l’imminente trasformazione.

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In realtà, Ovidio non chiarisce di che specie di fiore si tratti, ma si limita a dire che si tratta di un fiore viola, identificato ora con l’eliotropio ora con la calendula. Il girasole era infatti sconosciuto a quei tempi e venne importato dalle Americhe solo nel XVI secolo. Sono dunque i pittori barocchi ad identificare il fiore di Ovidio in girasole, che per questo motivo ha assunto il significato di devozione.

 

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