Benozzo Gozzoli e la cappella dei Magi: quando la borghesia entra nella scena sacra

Di Laura Corchia

Nel 1442 papa Martino V diede ai Medici l’autorizzazione di costruire una cappella privata con un altare portatile. La cappella, al primo piano della abitazione privata dei Medici, fu costruita da Michelozzo (1396-1472) tra il 1446 e il 1449 e dedicata alla Santissima Trinità. Questo piccolo spazio era a forma originariamente quadrangolare (oggi un angolo è scantonato per via dei lavori seicenteschi allo scalone), con una piccola abside sempre a pianta quadrata, senza finestre. Fino alla cacciata dei Medici (1494), la cappella ebbe la funzione di conservare il Reliquiario del Libretto, contenente le reliquie della Passione.

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Originariamente la cappella era relativamente buia, dato che i due piccoli oculi rischiaravano scarsamente l’ambiente. Alla luce delle fiaccole e delle candele che rischiaravano l’ambiente, i rivestimenti d’oro e di metallo dei dipinti brillavano creando uno straordinario effetto visivo. Il programma iconografico della cappella si divide in due parti: il corteo dei Magi nell’ambiente principale e l’Adorazione del Bambino nell’ambiente dell’altare con i cori angelici adoranti sulle parti laterali. Il soffitto è ornato da un anello di diamanti in una corona di raggi con un nastro che riporta il motto di Piero de’ Medici “semper” e un monogramma di Cristo, JHS, inserito in un sole raggiante. Il corteo dei Magi si muove verso la pala di Filippino Lippi con l’Adorazione del Bambino.

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Le tre pareti furono dipinte in circa 150 giornate e raffigurano ognuna uno dei tre Re Magi. La sequenza delle figure inizia con Baldassarre, il re più giovane. Nel punto più alto della scena si erge una piccola fortezza medievale che ricorda la villa Medici a Cafaggiolo. Un tempo si supponeva che Baldassarre avesse le fattezze di Lorenzo de’ Medici. Questi, però, all’epoca della decorazione aveva solo dieci anni. Gozzoli riprodusse nei tratti del viso piuttosto una formula iconografica da lui impiegata anche in altre occasioni.

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I ritratti dei Medici sono riconoscibili nel seguito diretto del giovane re. A capo del gruppo, dietro Baldassarre, cavalca Piero de’ Medici (1416-69), committente degli affreschi. nel folto seguito che si accalca nella scena, si è eternato lo stesso Benozzo, come si evince dalla scritta che corre sul suo berretto rosso. I due giovani davanti a lui sono Lorenzo e Giuliano. Nelle vicinanze del re più anziano si possono individuare altri due ritratti del pittore: l’uomo con il turbante azzurro attorno a cui è avvolto un panno bianco e la figura con un berretto da viaggio scuro ricoperto di paglia che sta sulla curva del sentiero.

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Il re più anziano, Gaspare, è quello più vicino a Gesù Bambino ed è accompagnato da un folto seguito. Il re, saggio e tranquillo, guarda verso il re più giovane sulla parete di fronte. La sua lunga barba grigia lo caratterizza come orientale: difatti questa era considerata la caratteristica tipica degli abitanti dei paesi orientali, mentre per i fiorentini dell’epoca la moda imponeva un volto completamente rasato. Nella figura del vecchio re si riconosce il ritratto del patriarca di Costantinopoli. Dietro re Baldassarre sono visibili scene di caccia, un divertimento aristocratico dei quei tempi.

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La carovana che si trova dietro re Gaspare sembra indicare il commercio con i paesi lontani e dà all’intera scena un carattere mondano messo in risalto anche dalle bestie esotiche: scimmie, ghepardi e cammelli.

La decorazione pittorica della cappella Medici si riallaccia fortemente, nella disposizione dei gruppi, nei costumi e nella conformazione delle teste, alla pala d’altare di Gentile da Fabriano.

Si sono conservate tre lettere di Benozzo al suo committente, che ci informano tra l’altro sulla enorme quantità di oro e d’oltremare necessaria all’artista per il suo lavoro. Il restauro più recente ha messo in evidenza numerosi pentimenti, dovuti forse all’insoddisfazione di Piero di fronte ai dipinti. Le formazioni rocciose seguono ancora lo stile trecentesco. Singoli spazi costruiti prospetticamente sono raffigurati senza tener conto dell’impianto globale della scena, come mostrano gli alberi troppo piccoli dietro i due cavalieri che si trovano a destra del re più giovane. Il re anziano è grande solo la metà dei notabili fiorentini. Tutto è improntato ad un’atmosfera fiabesca, dove lo scintillìo degli ori e la preziosità dei dettagli riporta a quel Gotico Internazionale ancora imperante in alcune zone.

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